ROUTE DI PASQUA DI SOVIORE 2001


Tema
Un volto da contemplare
"Vogliamo vedere Gesù" (Gv 12,21)

Traccia
Questa richiesta, fatta all'apostolo Filippo da alcuni Greci che si erano recati a Gerusalemme per il pellegrinaggio pasquale, è riecheggiata spiritualmente anche alle nostre orecchie in questo Anno giubilare. Come quei pellegrini di duemila anni fa, gli uomini del nostro tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti di oggi non solo di "parlare" di Cristo, ma in certo senso di farlo loro "vedere". E non è forse compito della Chiesa riflettere la luce di Cristo in ogni epoca della storia, farne risplendere il volto anche davanti alle generazioni del nuovo millennio?
La nostra testimonianza sarebbe, tuttavia, insopportabilmente povera, se noi per primi non fossimo contemplatori del suo volto. Il Grande Giubileo ci ha sicuramente aiutati ad esserlo più profondamente. A conclusione del Giubileo, mentre riprendiamo il cammino ordinario, portando nell'animo la ricchezza delle esperienze vissute in questo periodo specialissimo, lo sguardo resta più che mai fisso sul volto del Signore. (Novo Millennio Ineunte, par. 16)

Brani
Gv 12,21, Novo Millennio Ineunte, par. 16


Mercoledì 11/04/2001 23:59
Prato del Santuario di Montenero
Presentazioni
Cito:
"E sono un mito, e sono un mito, ballo il ballo di San Vito!"
Giovedì 12/04/2001 00:15
Prato del Santuario di Montenero
Lancio
Medit
Sono tanti anni che su questo terrazzo inizia la Route di Soviore. La prima é stata nel 1976.
Questa Route non nasce nell'improvvisazione, nasce dall'intuizione di alcune persone e dalla volontà di affrontare con spirito avventuroso la Settimana Santa.
Seguiremo in questa avventura gli stimoli che Don Francesco ci lancerà.
Questa avventura é un pellegrinaggio perché ci si muove con lo spirito dei pellegrini.
Vi invito a non mettere dei muri, ogni Route é inimitabile ed unica, e perché lo sia, noi capi la affidiamo a voi. Noi siamo custodi di qualcosa, ma affidiamo questo patrimonio nelle vostre mani.
Qualcuno non é qui con noi, ma porterà avanti con tutti noi questa fiamma gioiosa che ci é stata affidata.
Don Francesco
Io vorrei subito condividere con tutti voi la convinzione che la Pasqua sia una cosa seria, da vivere ogni anno.
Tante persone dicono é Natale perché é Natale e Pasqua perché é Pasqua. La festa dei fiori della festa non serve a niente. Così é stato per il 2000 che é passato. Le cose non hanno niente se non perché dietro c'é una persona, Gesù di Nazareth.
La Chiesa appare tante volte una fonte di restrizioni nei confronti delle feste o del costume. Tutte queste questioni di contorno rischiano di essere di inganno se ci lasciamo imbrogliare, perché distolgono dalla questione decisiva del Cristianesimo, che é la questione della verità di Gesù di Nazareth.
Questo campo nasce da 25 anni, questo più la Pasqua, che nasce da una persona. Persona che l'opinione pubblica diceva morta ed una piccola comunità diceva e dice ancora oggi essere viva.
Non dobbiamo preoccuparci di accusare o difendere la Chiesa, dobbiamo fare in modo che la testimonianza della Chiesa giunga fino a noi.
Questa testimonianza ha un'origine, che sono i Vangeli, da prendere come documenti di fede ma anche come esperienza storica, vissuta.
I Vangeli di Gesù sono ancora le vostre domande. Come é possibile che dei credenti in Gesù dopo 50-60 anni dicessero delle cose credibili se prima questi non partivano da presupposti di fede?
Non possiamo correre il rischio che la fede in Gesù sia una bella favola, che sia solo una tradizione. Dobbiamo avere la certezza interiore che questa tradizione alle spalle abbia una realtà.
In questo Gesù, nel suo rapporto così unico con Dio, c'é un'identità, che molti hanno voluto vedere come una risposta di fede. Questa risposta nasce da uomini che con tutta la loro intelligenza hanno capito che di fronte a questo uomo non ci sono altre alternative possibili: o lo si dichiara pazzo oppure lo si riconosce per quello che é.
Medit
Domani ci muoveremo lungo la strada secondo la proposta che Don Francesco ci ha lanciato.
Giovedì 12/04/2001 08:15
Prato del Santuario di Montenero
Divisione in unità
Capo Campo: Medit
Quartiermastro: Riccardo
Capo Campo Femminile: Noemi
Giovedì 12/04/2001
Volastra
Capitolo di unità
Sentiero medio. Sosta a Volastra, con pranzo presso Chiesa con tracce dei Templari e seggio ricavato da obelisco.
Cavallo templare
- Il messaggio della Route consiste in questo: Gesù che é "Dio che é uomo". E, come dice Giovanni, sono una cosa sola. Spesso l'inciampo alla fine viene dalla Chiesa. Potrebbe essere piano del maligno il confondere le acque in modo che non ci si ponga più il punto fondamentale: dobbiamo seguire Gesù. Altro punto della Route é la realtà storica dell'esistenza di Gesù. Volto da contemplare, quindi. Serve un salto che dall'etica faccia passare alla fede. Partiamo dal primo punto.
- Per me uno deve sempre seguire Gesù, e la Chiesa viene da sé.
- La Chiesa ci propone un cammino che va verso Gesù di Nazareth. Forse quando non capiamo quello che ci chiede la Chiesa, é perché non lo vediamo nell'ottica di Gesù e non cogliamo nel modo giusto il messaggio.
- Anche i media spesso fanno travisare i contenuti.
- É una storia vecchia come la Bibbia: l'uomo come primo peccato ha voluto scegliere da solo e sempre di più vuole decidere, decidere se vivere o morire, se manipolare la vita, se... La religione vuole farci capire che se continuiamo così, la strada é una sola, é un vicolo cieco che porta in una sola direzione. Altri invece accettano il messaggio delle religioni e si sforzano di capire quali sono i fini a cui tendere.
- La fede va alimentata, va curata, va guarita. Libro fondamentale é il Nuovo Testamento. Molte religioni hanno trovato valori fondamentali legati all'uomo. Tutte le distinzioni sono legate da motivi storici che sono legati all'uomo e vanno al di là dei valori fondamentali di partenza. Elemento fondamentale che Cristo ci ha messo in mano é il Vangelo, in cui c'é più o meno tutto l'insegnamento che Cristo ci ha voluto dare. Ciascuno di noi avrà poi una progressione personale ed un sentiero da seguire. Obiettivo principale é proprio l'esempio di Cristo. Esempio che tutti noi siamo invitati a portare avanti.
- Chiesa avversaria? Magari avversari nella Chiesa.
- Andare alle radici é la soluzione, ma é faticoso: é più facile ascoltare chi critica.
- Gesù é una provocazione perché é Dio che si é fatto uomo, ed é diventato signore del tempo. Ha fatto capire che é lui la chiave di volta del pellegrinaggio. "Siate di questo mondo, ma di passaggio". La chiamata di Gesù é precisa.
- C'é bisogno di sentirsi parte della Chiesa, per non costruirsi una fede personale in base alla lettura delle Scritture. Il compito della Chiesa é questo, seguire la Parola di Dio, non andargli contro. Un Cristiano deve interagire con la propria Chiesa e la propria fede, non semplicemente guardare gli esempi negativi. Il mondo di oggi ci dà pacchetti da consumare, la Chiesa ci chiede di non essere soltanto consumatori.
Giovedì 12/04/2001 21:30
Santuario di Soviore
Don Francesco, Omelia
Il Signore sa di essere venuto a compiere una figura, a realizzare una profezia. E questa realtà nuova é il Signore stesso, strumento di nuova ed eterna alleanza.
Gesù prima ancora di cambiare la sostanza di questo pane e di questo vino, ha cambiato la sostanza di se stesso.
Le cose da preparare sono a livelli diversi: i discepoli pensavano in una Pasqua tradizionale, ed invece si sono trovati di fronte a tutt'altro.
Il Signore mette in gioco se stesso e vuole che anche noi mettiamo in gioco noi stessi.
Per gli Apostoli é stato imbarazzante farsi lavare le parti sporche da Gesù. Di solito le cose così le facevano i servi.
La forma originale che Gesù ha voluto assumere é la forma del servo, ed anche il suo giudizio é stato quello dei servi.
Anche voi dovete comportarvi come servi. Chiedete e fate domande a me.
Venerdì 13/04/2001 09:40
Santuario di Soviore
Don Francesco, Lancio
Il Cristianesimo é un fatto.
Mi sentirete tornare spesso su questo.
Il Cristianesimo non é una dottrina ideologica, una visione morale, anche se queste cose scaturiscono dalla visione del mondo che ci ha dato Gesù.
Punto di partenza é partire da qualcosa che é successo.
Il Cristianesimo, come l'Ebraismo, é una religione storica.
Per il Cristianesimo il fatto é la venuta di Gesù.
Questo non é prima di tutto qualcosa da capire o da interpretare, ma é un qualche cosa.
Se qualcuno di voi ha visto il "Piccolo Budda" di Bertolucci, viene raccontata la conversione di Budda, che sviluppa un suo ingegnosissimo sistema che più che religioso possiamo chiamare filosofico, per affrontare la vita.
Così nelle religioni orientali. Sono modi di affrontare la vita, che hanno una realtà e parte di verità.
Non é detto che l'uomo debba brancolare nel buio: se Dio ha fatto l'uomo, salvo dove c'é ingiustizia, non lo lascia al buio ed affamato.
Il Cristianesimo riconosce che tutta la luce, anche quella delle altre religioni, viene dallo Spirito di verità della Trinità.
Ma la differenza é il punto di partenza: il Cristianesimo non parte dalla ricerca dell'uomo, {ma} da un'iniziativa di Dio, che é mandare Gesù.
Io posso discutere con un Buddista o con un Taoista il vero delle sue affermazioni. Ma la verità di Gesù non é un fatto da discutere, é da credere o non credere.
Sui giornali, se leggo due visioni diverse su uno stesso fatto, si capisce che é un redattore di un estratto di agenzia a scrivere. Se invece é firmato da un inviato, capiamo che c'é un testimone diretto. Noi non diciamo se siamo d'accordo, diciamo se é più o meno vero. Al limite verifichiamo la credibilità di qualcosa che non ci possiamo avere come esperienza personale.
Il Cristianesimo non é una cultura che si propone sopra le altre, ma é un fatto che é più o meno vero.
Proprio il fatto che ci sia una pluralità si riflette su una unità.
Anche nei Vangeli non ci sono le stesse parole, ci sono sfumature diverse, diversi modi di attingere ad un fatto originario.
Proprio il fatto che ci sia varietà indica che c'é un solo fatto di partenza.
Se la fonte fosse stata pensata a tavolino, sarebbe stata propagata in maniera più uniforme. Come per i giornalisti che partono dalla stessa notizia di un'agenzia.
Nei Vangeli invece vediamo che ci sono esperienze diverse di uno stesso tipo di realtà, che significa che sono esperienze vissute da tanti.
Lo stesso sui racconti della Resurrezione.
Sono estremamente discordanti. Non possono essersi messe d'accordo delle persone così multiformi nei particolari e così convergenti nel significato.
La religione Cristiana parte da un fatto.
Questo fatto é Gesù.
Da qui deriva una certa visione del mondo, dell'uomo, ma é innanzitutto una notizia.
Se questo é un fatto, va conosciuto e va fatto conoscere. Se c'é una verità, tutti gli uomini hanno diritto a conoscerla.
Se c'é una verità vera, innanzitutto va condivisa.
Il Cristianesimo é convinto di essere prima di tutto l'esperienza di una comunità.
Pensare a queste cose come ad una notizia é un approccio diverso al problema di Dio.
Approccio diverso anche dall'Antico Testamento: con tutte le profezie, nessuno ha mai pensato all'incarnazione di Dio: c'é un elemento di sorpresa, qualcosa di veramente sorprendente.
"Dio si é fatto come noi perché possiamo farci come Lui", cambia un poco di parole ma é stata una conquista dei primi secoli di teologia: "Dio diventa per l'uomo una strada per Dio".
C'é un processo critico all'interno della fede, c'é una verifica che dobbiamo fare, ma dando per scontato che Gesù fosse figlio di Dio e non un pazzo, vediamo che Dio si umanizza. Le sue parole diventano parole umane, non per bocca dei profeti, ma parole umane per bocca di Gesù.
Tutto quello che veniva da Gesù faceva parte della sua doppia natura.
Mentre Isaia profetizzava si serviva delle sue parole con l'intervento di Dio, Gesù per sua natura era Dio.
Questo Gesù che comunica i pensieri di Dio in forma umana é la strada perché l'umanità entri nei pensieri di Dio.
Dobbiamo tenere insieme tutti e due gli elementi di Gesù: se Gesù fosse un'entità divina catapultata sulla Terra in qualche simulacro umano (come Zeus, ad esempio), non sarebbe altro che costume passeggero. Ed un Dio veramente uomo non ci toccherebbe fino in fondo.
E se questo uomo non fosse anche Dio, se fosse solo un uomo dotato di qualità straordinarie, non sarebbe una grande novità: la mitologia pagana conosceva gli eroi diventati poi semidei (Ercole).
Potrebbe essere un destino eccezionale, così in contrasto dalla storia degli uomini, che lascerebbe la storia com'era prima.
In passato si é dubitato della vera umanità di Gesù. Oggi il problema é forse quello contrario: la sua divinità sembra riportabile ad un problema umano. Ma un angolo dell'Impero Romano in cui non si sarebbe mai divinizzato un uomo era proprio l'Israele: gli Imperatori Romani si facevano chiamare Divi, ma nella tradizione ebraica una cosa del genere era impensabile.
Nel Vangelo di Giovanni questa é l'accusa principale fatta a Gesù: l'uomo che vuole farsi uguale a Dio.
Per tutti questi motivi, il fatto é un fatto impossibile da inventare.
Fatto più importante, quello del mistero di oggi: Gesù si fa uomo, ma un uomo nel quale nessuno vorrebbe essere.
Perché l'uomo di oggi é un uomo crocefisso: la nostra vita si interrompe quando non abbiamo finito di fare progetti, quando abbiamo ancora cose da fare. Quando uno muore nel pieno degli anni, é un uomo privilegiato.
Il Figlio di Dio non poteva morire di vecchiaia, se doveva essere uomo, doveva esserlo dalla parte dei poveri cristi, dalla parte degli ultimi. Non come i romani che sfruttavano i popoli e poi si facevano chiamare benefattori.
Lui dice di essere re quando ormai si capisce che tipo di re é. La regalità di Gesù é una corona di spine, una canna con cui é stato percosso, l'aceto sulla croce.
Il Vangelo ci mostra di che tipo é la regalità di Gesù: una potenza diversa da quella che ci aspettavamo noi. Gesù sceglie la regalità che nessuno vorrebbe, e la sceglie per amore.
Anche oggi per i nostri fratelli maggiori Ebrei é un insulto pensare a Dio crocefisso, per il suo popolo, che non sono solo i Giudei ma sono tutti.
Questo scandalo c'é: Gesù non rappresenta la nostra attesa, compie il disegno di Dio per una strada che nessuno vorrebbe.
Abbiamo quindi questo tesoro, che é Gesù, Dio in forma umana. Esiste la strada tracciata dall'uomo che porta alla morte, e la strada tracciata da Gesù, che ribalta la cosa e trasforma la morte in vita.
Se siamo qui, ed in una zona plasmata dal Cristianesimo, é perché possiamo imparare per testimoniare.
Le Chiese costruite non sono che tombe se non c'é un'umanità che le rende vive.
Perché Gesù é signore della nostra vita. con dei monumenti o palazzi: la fede non passa attraverso monumenti.
Non saranno i monumenti senza la fede a fare dell'Europa una comunità cristiana.
Non saranno i crocefissi dipinti a fare dell'uomo un uomo capace di testimoniare.

In unione con il Signore, che in questi giorni é stato in carcere, sballottolato qua e la, e che forse non ha mangiato, la Chiesa ci chiede di osservare un digiuno. Almeno la metà di quello che mangiamo di solito. Siamo tutti ipernutriti e preoccupati di diete e fitness, non fingiamo. Si digiuna per tante altre ragioni, estetiche, atletiche, sanitarie, che digiunare per il Signore non credo che sia una stupidaggine.
Venerdì 13/04/2001 14:30
Intorno a Soviore
Capitolo di unità
Don Dempsey Rosales
La fede ha tre momenti:
- Dio che bussa alla porta.
- Noi che diciamo sì o no.
- Se diciamo sì, crescere nella fede.
Si può pregare per avere fede e per chiedere che altri abbiano la fede.
Non tutti abbiamo la fede. Molti possono non avere fede.
Quindi chi ha fede deve averne cura. La fede deve crescere con noi.
Potremmo essere rimasti con la fede che avevamo quando avevamo tre anni.
Non tutti hanno la fede, però Dio bussa a tutti.
L'uomo é comunque inclinato verso il misterioso, verso le novità, verso {il} cercare qualcosa di nuovo.
Quando parliamo di fede, parliamo di fede cristiana.
Chi non é cristiano ed ha una esperienza religiosa, deve compiere un altro passo per arrivare alla fede cristiana.
Ario, Nestorio col monofisismo e le altre eresie, avevano buone intenzioni ma non hanno fatto il salto di fede. Grazie alle eresie si é potuta fare la dottrina della Chiesa. Altrimenti non si sarebbe forse fatta.
Grazie ad Ario si é fatto il Credo (a Nicea).
Lutero forse ha sbagliato, aveva ragione in tante cose forse, ma grazie a lui hanno fatto il Concilio di Trento.
- Chiesa vera portatrice del messaggio di Gesù piuttosto che di forme di marketing. Gesù ha scelto di essere ultimo fra gli ultimi, é lì che percepiamo lo stridore fra il suo messaggio e quello della Chiesa che é un organismo ricco e potente.
Don Dempsey
Purtroppo (o per grazia di Dio) la Chiesa, come Dio ha una doppia natura. La Chiesa é veramente Santa, perché di natura divina. Ma ci siamo anche noi, e ci sono preti, come me, un po' disgraziati perché non servono per niente: andiamo all'altare e predichiamo e poi compriamo un talare che costa 2-3 milioni di lire. Ci sono negozi a Roma con scarpe nere per preti che costano 300-400 mila lire. Parliamo di povertà e siamo grassi, e diciamo di essere stanchi e stressati.
Tante volte non facciamo sbagli, ma non dobbiamo confondere la Santa Madre Chiesa con 2-3-4000 persone.
La Chiesa non é un palazzo o una statua, é molto di più di quello. Questi sono risultati, venuti col tempo, ma la Chiesa é di più.
Cristo é molto di più di un talare o una macchina o un palazzo.
La Chiesa non é soltanto una faccia di un prete che ci spaventa e ci fa allontanare di più.
Anche se non andiamo a Messa siamo Chiesa. Andare a Messa é una conseguenza del nostro essere Chiesa. Meglio di chi va a Messa ogni giorno e poi spettegola e demolisce le persone.
Per questo ci sono tante persone che si allontanano dalla Chiesa, e la Madre Chiesa soffre. Non é facile dire "Dio ti ama", noi preti dobbiamo essere i primi a farlo.
Ma ci sono tante bravissime persone.
Sapete che in Africa c'é un grande razzismo. Erano in 30 seminaristi vicino all'Eritrea. Sono arrivati dei cecchini ed hanno chiesto chi era della tribù nemica. Dopo le torture, i seminaristi si sono abbracciati ed hanno detto che erano tutti della stessa tribù. Quindi li hanno ammazzati.
Questa é la Chiesa. Gesù ogni giorno muore, non solo oggi alle tre.
Ci sono tanti preti che non mangiano, che soffrono e nessuno che li ricorda o dice niente. Neppure grazie. Lì ogni giorno Cristo muore.
Ci sono cose che possiamo fare ogni giorno per migliorarci, ed un po' di mortificazione, non per sofferenza, ma per capire di più quegli altri che non possono farne a meno.
Non c'é un fiocco di neve uguale all'altro, e così Dio é con noi. É incredibile, di una creatività infinita.
Ogni giorno Dio bussa alla porta. Specialmente nei momenti peggiori. Ma se oggi é Venerdì, domani é Sabato e poi Domenica.
Non c'é Resurrezione senza Croce.
É questo che dobbiamo dire quando uno psicoanalista ateo ci dice che non sappiamo prendere la sofferenza.
Ma alla fine é la nostra la squadra vincente.
La Chiesa non é una basilica piena di marmi rosa. Molto più di quello, molto di più.
- Chiesa e media?
Don Dempsey
Un po' come Ario, che faceva canzoncine orecchiabili, così alla fine della caduta dell'Impero Romano tutti i bambini erano Romani.
Oppure Lutero é stato il primo a fare un catechismo. La Chiesa ha visto che era una cosa buona e l'ha fatto.
Anche la traduzione dal latino.
Così per i media, la Chiesa deve stare al passo coi tempi.
Noi dobbiamo sempre tornare al principio. Se ci sono dei dubbi, usare la Sacra Scrittura. Però va capita, non letta così com'é.
Ad esempio nel Corano sono state aggiunte col tempo alcune sure, e ci sono alcune sure che contrastano fra loro, quindi ci sono istituti di ricerca che preparano delle leggi cancellando tra le sure contraddittorie quelle che non interessano.
L'Islamismo é anche molto bello, ma una religione che ti chiede di uccidere delle persone che non pensano come te per guadagnarti il Paradiso, é una religione con un po' di contraddizioni.
- Ricchezza della Chiesa?
Don Dempsey
Cristo povero.
É un problema antico, se la Chiesa dovesse essere povera o no. Se pensiamo al Vangelo di Marco, quando ha visto Pietro e suo fratello con suo papà, le barche e i salariati, allora non era una piccola ditta. Non erano poveri.
Matteo era un pubblicano, con uno stipendio molto buono. I Farisei odiavano i pubblicani perché facevano la cresta. E per andare al Tempio servivano soldi perché chi non aveva una offerta per il Sacerdote non poteva entrare nel Tempio. Per questo Cristo si è arrabbiato tanto: "la mia casa è una casa di preghiera, e voi la avete trasformata in un mercato".
Questa è una cosa brutta. Ma quando ha detto a Matteo di seguirlo, è andato, e questa è una cosa bella.
Gesù andava da tutti, non gli importava che avessero soldi.
La povertà non è quanti soldi hai. Essere povero è avere pochi soldi o avere molto bisogno?
Uno potrebbe essere ricco incontentabile e quindi essere povero.
- Ma questi sono uomini, non la Chiesa. Dopo tutto questo camminare e muoverci, su cosa andiamo ad appoggiarci noi? Dove basiamo le nostre convinzioni? A che cosa siamo chiamati noi? Dire quello che é giusto va bene, cercare di farlo capire, pure. Ma dove sono finite le nostre foglie? A chi devono fare ombra e dove devono prendere luce? Se dobbiamo essere alberi che devono sostenere il mondo, da chi prendiamo il nutrimento? Sul Giubileo si è fatto un grande rumore, ed in questo andava sentita la brezza di Dio che chiama. Allora dobbiamo ascoltare questa voce. Dobbiamo fare proposte ai ragazzi oppure possiamo non farle? Dov'è il messaggio di Dio? Abbiamo la volontà di cercarlo? Abbiamo il coraggio di seguirlo? I tre momenti e qualunque cosa ne venga. Quest'anno a Soviore sono venuto perché volevo rintracciare la rotta. Sono venuto per un progetto della Chiesa ed un progetto mio. Cerchiamo di capire cosa vuol dire tracciare una rotta per uno che si professa Cristiano. E non è così scontato. Una domanda interessante è: come spingere il desiderio di ignoto, di avventura, a qualcosa di positivo, in un'ottica Scout e Cattolica?
- A Soviore ci sono tantissimi stimoli per tracciare la rotta.
Don Dempsey
Mi ha colpito il ragionamento su chi si stufa del solito lavoro e poi deve cambiare. Un santo ha detto, quando gli hanno chiesto cosa avrebbe fatto se avesse dovuto morire quella notte, che avrebbe fatto quello che faceva ogni giorno. Dovremmo vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo che ci resta, per continuare a vedere il mondo.
È una cosa che mi fa paura, perché adesso stiamo bene, ma fra dieci anni?
- Anche io sono venuto a Soviore per fare il punto sulla Strada. Prendermi quattro giorni ed impegnarmi può darmi una corsia preferenziale per rifletterci. Non penso però di tornare a casa con una verifica fatta.
- Una cosa che mi è sempre rimasta in mente di Soviore, anche per la presenza di Don Sandro, era che lui ci martellava facendoci rendere conto con le sue metafore di vita (es. il pane azzimo, saltare il fosso) quale dovesse essere il Cristiano puro e vero. Ci venivano buttate in faccia le cose come dovevano essere, e vedevamo di essere tutti fuori strada. Quest'anno l'impostazione è stata diversa da quella dei Soviore tipici. Quest'anno in maniera forte c'è stato un cambiamento, ma anche gli argomenti trattati quest'anno da Don Francesco hanno un tipo di approccio diverso, che però dobbiamo capire.
Venerdì 13/04/2001
Santuario di Soviore
Don Francesco, Omelia
Comincio con una provocazione. Un pensiero anche se teologicamente aberrante ha visto nel popolo ebraico quello che porta da secoli il peso della morte del Figlio di Dio.
Sul Corriere della Sera oggi un giornalista diceva che un suo compagno di sinagoga era costretto a scuola durante le lezioni di religione a stare con le braccia alzate come il Crocefisso. Secondo Matteo, quando parla di sangue che ricade sui figli. Questo ha portato ad un'altra visione erronea degli ebrei che devono soffrire per questo fino alla fine del mondo.
Questa è una pessima teologia.
Il Figlio di Dio sembra veramente essere un deportato di Auschwitz, un uomo che non ha trovato nessun difensore, nessun paladino nella società romana dell'occidente.
Non ha trovato difensori perché l'accusa formulata contro di lui era assurda.
Sembra davvero che davanti all'accanimento dei Sommi Sacerdoti (meglio che uno solo muoia per tutto il popolo) tutti siano stati raggiunti da questo messaggio: "si salvi chi può".
Pietro cerca di fare una cosa strana: di stare vicino a distanza del Signore, prendendo una strada diversa. Facendo così disattende a quanto detto: "vieni e seguimi". Voleva seguirlo ma evitare le conseguenze di questo fatto.
Secondo Giovanni c'erano sotto la Croce Maria ed il discepolo che egli amava. Giovanni, secondo la tradizione, ma io preferisco pensare a quello che non ha avuto paura, che non ha ascoltato quel "si salvi chi può".
Dalla parte del torto è anche Pilato, che sa che non c'è nessuna accusa seria e davvero probatoria vicino a quest'uomo.
Di fronte a tutti coloro che cercano in lui ragione di colpevolezza, Gesù è solo un attore: chiede solo il perché.
Gesù è pubblicamente innocente, ma Pilato non ha il campo per liberarlo da solo.
Allora paragona Gesù ai malfattori, e così l'accusa è di fatto pronunciata, proprio da chi diceva: "non trovo in lui alcuna colpa".
Caifa, sacerdote, benché non credesse in Gesù, in qualche modo profetizzò, perché vide che quell'uomo andava messo a morte.
Senza avere tanto ragione anche Pilato rifiutò di liberarlo. Vorrebbe anzi che fossero gli Ebrei ad arrangiarsi, e crocefiggerlo.
Pensiamo ai terribili delitti compiuti nei campi di concentramento. La nostra civiltà ha fatto questo. Qualcuno di noi ha socchiuso gli occhi ed ha lasciato passare senza impuntarsi, permettendo che tali orrori avvenissero.
È triste pensare che gli uomini si comportino così. Ma se pensiamo a come sono gli uomini del ventesimo secolo, non dobbiamo stupirci del fatto che Gesù li conosca, così come conosceva quelli del suo tempo.
Il sacrificio umano è terminato ai tempi di Abramo per noi, ma dato che l'umanità è crocefissa, diventa consolante pensare che proprio di lì il Figlio di Dio abbia voluto diventare il primogenito dei risorti, portando da uno stato di vergogna ad uno stato di verità della vita.
I Cristiani non sono adoratori della Croce come stato di morte, ma come passaggio alla vita.
Venerdì 13/04/2001 21:30
Santuario di Soviore
Don Francesco, Lancio
Da questa sera fino al pomeriggio di domani è il tempo della contemplazione della Croce e del silenzio di Gesù, che è un silenzio molto eloquente, un silenzio di pace e di serenità.
Ho voluto tacere sugli aspetti della sofferenza, il modo nuovo di Gesù è stato quello di stare alla pari con questo paradosso.
Gesù si è messo nelle mani del Padre accettando che tutto si compisse, e si compisse in quel modo, quindi stasera vi voglio offrire un volto da contemplare.
[Ci passa un'immagine della Sindone.]
La Chiesa è prudente nel dichiarare questo oggetto una reliquia di Gesù, che comunque quando anche lo fosse non sarebbe oggetto di venerazione, noi non veneriamo oggetti.
La Chiesa ci presenta questo oggetto come un'icona, l'icona dell'uomo dei dolori.
Gesù non ha lasciato molti segni scritti del suo passaggio: di fronte all'adultera scrive nella sabbia, e quando se n'è andato ha lasciato un lenzuolo segnato.
Dal lenzuolo vediamo che i colpi di frusta erano inferti da fruste con ossicine alle estremità, che ad ogni colpo portavano via un po' di carne.
E i colpi erano dati da due direzioni.
Oltre al dolore della flagellazione, che è una pena parziale, è strano che questo uomo dei dolori poi sia stato sottoposto a crocefissione.
Non abbiamo notizie di pene del genere commiste.
Questo uomo è stato coronato di spine, c'è il segno.
La corona di spine era un segno di scherno da parte di Pilato.
Non avrebbe senso per altri proporli. Nessuno al tempo avrebbe pensato alla pena di Gesù con questi particolari.
Noi pensiamo alla corona come un cerchio, in oriente si pensa alla corona come una tiara.
Nessuno in Medioevo si immaginava di Gesù incoronato in questo modo, mentre questo uomo ha avuto una corona che copriva tutta la testa.
Nessuno si immaginava che i chiodi avrebbero piegato il pollice.
Non era una cosa che si potevano immaginare allora. Sono gli archeologi di adesso che hanno scoperto queste cose.
Resta di sicuro uno degli oggetti più affascinanti della storia del Cristianesimo.
Oltre che questa maschera di dolore, questa figura ci trasmette un'incredibile sensazione di serenità: è una figura che porta nel volto i segni di una grande nobiltà interiore: è un corpo che non ha fatto in tempo a conoscere il rigor mortis. È un lenzuolo fluido separato stranamente troppo presto dal suo corpo, perché non ci sono tracce di putrefazione.
Non è la carta di identità del Risorto: la resurrezione resterà sempre una proposta di Dio alla nostra fede, ma certo è un documento impressionante di un uomo cui la morte non ha detto l'ultima parola.
Credo che questa immagine aiuti. Che non abbia fatto male la Chiesa ad ispirarsi a questo volto per la rappresentazione del Signore. Non penso che avrebbe potuto trovare modello migliore.
Questo volto mi fa venire in mente un Gesù che sa che il Padre è pronto a fare di questo abisso di annientamento in cui è sceso, una cosa nuova.
Questa è la serenità che vorremmo che tutti i poveri cristi potessero avere.
Questa è la speranza, lasciata dal suo passaggio.
Quale che sia il nostro carico di tensione, deve portare con se una fiducia degna di questo volto. Questo abbandono in questo clima irripetibile di questa giornata dell'anno in cui la Chiesa ci fa rivivere questa speranza, cerchiamo di rivivere con noi anche nel sonno di questa notte questo clima di fiducia.
Medit
Ci sono fuori delle tizie che cantano: volevo mandarle via, ma poi ho pensato. Non si sono invitate.
Poi ho pensato che probabilmente nessuno ha ricordato loro, come Don Francesco, il giorno del Venerdì Santo. Povere loro. Il silenzio che a loro nessuno ha proposto, ce lo dobbiamo meritare noi.
Sabato 14/04/2001 09:30
Santuario di Soviore
Don Francesco, Lancio
Il malato non desidera che il rapporto con chi gli è vicino si interrompa.
Il nostro progetto di vita è contraddetto dal nostro spegnersi ogni giorno. Della nostra lampada ad olio, ma non sappiamo quanto è quell'olio.
Gesù è l'unico che ha qualcosa da dire in merito alla fine della nostra esistenza.
Noi non siamo 'anima immortale', come dicevano i filosofi greci. Noi non siamo anima. Il corpo di Gesù è il corpo del Nazareno. Questo Crocefisso ha portato in se i segni e le piaghe della persona.
Il Cristiano, anche se è sottoposto alla legge della creazione, vive con la logica del risorto. Vive in questo mondo in cui ci sono segni di quella che sarà la realtà del mondo futuro.
Chi può dire: 'non mi interessa!' di fronte alla prospettiva della resurrezione?
La Chiesa del IV secolo ha fatto della Croce il suo contrassegno più conosciuto. Questo è stato possibile quando la croce non era più uno strumento di morte che faceva orrore a chi lo vedeva. Farlo prima sarebbe stato come per noi venerare una sedia elettrica.
I Cristiani non sono idolatri. Amano il fine, la strada che passa per questo punto, e fanno in modo che questa sia per noi una realtà sensata.
Capiamo bene allora che non è tanto avere superato un disagio psicologico baciare la Croce, significa amare la Resurrezione.
È la Resurrezione il contrassegno del Cristianesimo. La Croce ci indica solo che quella è la strada, ma è una Croce che Gesù ha lasciato vuota. Gesù resta in un certo senso in agonia nelle sue membra che siamo noi, il suo corpo più grande, il suo corpo spirituale. Quando Paolo dice che completa col suo corpo il patimento di Cristo, non è che Cristo non avesse sofferto abbastanza, per quel tempo non poteva soffrire di più.
Noi non siamo masochisti. Troviamo in questa strada nell'obbedienza del Padre la possibilità di accettare una strada che non vorremmo percorrere.
Quando Pietro disse che Gesù era stato posto dal Padre alla sua destra come giudice, gli abitanti di Gerusalemme si preoccuparono e chiesero a Pietro cosa dovessero fare. Gesù è il nostro destino, è colui che incontreremo, che presenterà al Padre la nostra esistenza, e quanto noi oggi siamo, che potrebbe essere l'ultimo oggi. Non auguro a nessuno di morire domani, ma nessuno può sapere quando è il suo momento. Quindi Pietro rispose agli abitanti di Gerusalemme quanto diceva Gesù, cioè di convertirsi.
Noi non abbiamo voluto il nostro battesimo, ci hanno battezzati da piccoli. È il momento di volerlo.
Anche la vita non abbiamo chiesto di averla. Potremmo accettarla o negarla. Accettarla vuole dire prendersi le proprie responsabilità.
Dovremmo sentirci privilegiati perché il Signore ha fatto questa scelta per noi.
Tanti non hanno questa fortuna, potranno scegliere per il Signore solo molto più tardi.
Sapere di essere di Gesù ci dice esplicitamente quello che per ogni uomo è il suo destino sconosciuto.
Noi battezzati siamo già, dovremo riscoprirlo come impegno nostro.
Resta fermo l'invito di Pietro, che per primo è stato dato da Gesù, di convertirsi.
Il Signore sa che la nostra realtà è fatta da incoerenza con un misto di fede. Lo sapeva che Pietro era sincero quando gli diceva che l'avrebbe seguito fino alla morte.
La proposta è di una sempre più piena conversione, la richiesta di una sempre più profonda somiglianza a Gesù, è la proposta della santità. Questa è la richiesta della Chiesa.
La santità non mette in dubbio l'umanità. Ad esempio, uno che sa di non essere umile, deve sforzarsi di compiere atti di umiltà. A volte questo è così radicale che non possiamo farlo in fretta. Ma umanamente è possibile correggersi. Lo stesso per chi è goloso, alla fine è quello che propone a noi anche la medicina.
Questo è il cammino normale della virtù umana: la ripetizione sempre più piena di un impegno posto a migliorare.
Invece nella vita cristiana è il contrario: le virtù ci sono donate dal Battesimo. Tutto quello che ci serve. Perché è necessaria la conversione? Perché il dono ci sfugge e non dobbiamo sprecarlo.
La santità cristiana non è il trofeo di chi è arrivato primo nella gara. Non è il riconoscimento di alcuni, è la vita normale di tutti i battezzati. Anzi, è il punto di partenza. Il Cristiano deve mantenersi a livello. Un po' come se uno nasce nobile e deve stare all'altezza (intendete bene il paragone).
In latino munus (dono che diventa dovere), in tedesco gabe che diventa aufgabe (dono che diventa compito).
Non dobbiamo prendere la santità ad un livello più basso.
Se il Cristianesimo ci vuole più santi, non è per farci meno uomini, ma per farci più uomini.
Non è inibizione, non frustrazione, ma realizzazione ad immagine di Gesù.
Il Vangelo è tradizione, ci viene da chi ci ha preceduto. Anche le esperienze del Cristianesimo arrivano attraverso la mediazione della Chiesa.
Ecco perché tutti abbiamo bisogno di un riconoscimento, mediato da una persona che come accompagnatore della nostra crescita sia il nostro fratello maggiore che ci dice come affrontare certi ostacoli.
È per questo che è importante l'obbedienza, non il dispotismo, ma l'obbedienza, in modo che uno possa avere un panorama più ampio di fronte a sé.
Hanno detto che il Direttore Spirituale è una specie di pittore, ed ogni buon pittore non dipinge frutti di fantasia, ma immagini della realtà.
Il Padre Spirituale ha presente l'immagine di Cristo e cerca di portarci ad essere simile a Lui.
Allo stesso modo uno scautismo coerente deve essere alla base di un cristianesimo coerente. Se così non fosse, questo movimento, questa Route mi interesserebbero poco, avrei altre cose da fare.
Il Signore ripeto si dà a chi lo cerca, a chi non lo scoccia.
Non possiamo lamentarci dell'assenza dell'AE, del Parroco noioso, ecc.. Il Signore si è fatto trovare in questa Route, si lascerà trovare dovunque lo vogliate cercare.
Lasciamoci con qualche desiderio di lettura autonoma, per nostro conto, non chiudiamo tutto con la Route.
Il Signore passa oggi. Gli Ebrei che non credettero perirono nel deserto in cui si erano fermati. Se noi ci fermassimo, questa strada diventerebbe il deserto in cui ci si ferma e si viene divorati dalle bestie selvatiche.
Sabato 14/04/2001
Promontorio sopra Soviore
Capitolo di unità
- Mi sembra interessante partire da quella che era la prima proposta di discussione. Ieri abbiamo preferito parlare della Chiesa, che nella sua parte umana per noi è spesso motivo di difficoltà. Anche oggi troviamo il concetto che la Chiesa può essere fatta di limiti ed inibizioni, ma con qualcosa in più, cioè con la Croce come via per la Resurrezione. E come dice Paolo, senza questo tutto sarebbe vano. A volte scoprire il motivo della Resurrezione riesce a dare significato alla sofferenza, che altrimenti non avrebbe significato.
- Sulla santità, è stata per me una sorpresa vedere che siamo tutti chiamati alla santità. Serve impegno e responsabilità.
- Santi sono anche coloro che da morti risorgono in Dio, potrebbero anche essere persone comunissime che hanno fatto il proprio dovere di Cristiani con fede fino in fondo.
- Comunione dei Santi e filo diretto fra terra e cielo.
- I nostri Sacramenti sono una miniera di santità, spesso li dimentichiamo. Abbiamo una vita costellata di coordinate, una vera mappa. Ma dobbiamo seguirle e non perderci.
- Non so quanti ragazzi capiranno che la santità non è un gradino ma una rampa di scale.
- È che forse il concetto di santità è rimasto un po' fuori passo rispetto all'evolversi dei tempi. I ragazzi sono portati a vedere i Santi come esempi di tristezza e di rinuncia, per questo sembra un salto quasi insormontabile, verso qualcosa di cui non si conoscono le caratteristiche.
- È vero, nell'opinione comune il Santo è associato ai santini pietisti che fanno paura. Nel magistero corretto della Chiesa non è mai stato questo il concetto di santità. È vero che è difficile rifarsi alle fonti.
- Ci sono piccoli passi da fare per andare verso la santità.
Importante però è riconoscere Dio e metterlo nella vita quotidiana, ma è questo difficile.
- Comunque uno solo è il Santo, ed una sola la via, la verità, la vita.
Sabato 14/04/2001 14:00
Santuario di Soviore
Capitolone
Medit, Introduzione
Siamo arrivati al momento del Capitolo Generale. Questo non è il momento delle conclusioni, è il momento in cui mettere a disposizione degli altri quello che si è vissuto in questa Route, per fare sì che possano arricchirsene.
Le vere conclusioni della Route le farete a casa quando sarà passato un po' di tempo e ci penserete con cura.
Evitiamo di fare ringraziamenti, di fare applausi. Portiamo quello che merita di essere portato agli altri.
- Lo spunto di riflessione di oggi era come il tema della mia prima Route: se non fosse vero, sarebbe vano. La difficoltà spesso è nell'andare oltre. 'Bisogna buttare il cuore oltre alla siepe per poi andare a riprenderselo, magari facendo il passo più lungo della gamba'.
- Stamattina mi ha colpito questa frase: "Perché sappiamo cantare e sorridere nelle difficoltà, donaci di vivere la vita con umorismo o Signore.". Abbiamo riflettuto sul fatto che la santità deve essere un cammino gioioso, in modo che la vita divenga una grande avventura.
- È vero, ognuno di noi ha la responsabilità di essere chiamato verso la santità.
Inoltre mi ha colpito il fatto che Dio con gratuità immensa ci dona questo.
- Mi sono chiesto perché vengo qui. Un po' per Soviore, dove ho riscoperto preghiera e fede, un po' perché per questo credo che tutti noi abbiamo ricevuto un invito, un invito ad una festa gioiosa.
In un bel posto si prega meglio, più volentieri, si riesce a dare un senso diverso al tempo, non come quando siamo a casa.
Mauro
Condivido appieno quanto appena detto. Anche io mi chiedo come mai vado a faticare tanto, ma la fatica fa parte del gioco. Altre cose, alla fine della Route mi rendo conto che durano poco, perché è uno dei pochi momenti in cui mi prendo il tempo per parlare e riflettere. Spesso dico "peccato, non c'è tempo" però torno a casa cambiato. Forse in meglio. Mi chiedo perché, ed ascoltando stamattina Don Francesco, è perché la Parola di Dio. E la Parola di Dio è il Verbo di Dio, è Gesù. Ha un modo misterioso di essere efficace, di lavorare nei nostri cuori anche se non ce ne accorgiamo. Ed è uno dei motivi per cui vengo a Soviore. La Parola di Dio, e ci conto, per darle la possibilità di agire in quel suo modo misterioso che non so dove mi porterà, ma fino ad adesso mi ha sempre aiutato.
Medit
Mauro non l'ha detto, ma a Soviore ci torna perché Soviore l'ha fatta, io sono suo successore come indegno Capo Campo, ma alcune delle cose che si fanno le ha impostate lui a suo tempo.
- Don Francesco ha detto che Gesù fa risplendere il suo volto anche di fronte alle generazioni del nuovo millennio. Voglio tornare a casa cercando di vedere questo nei gesti anche della vita di tutti i giorni. A me capita a volte di nascondermi dietro l'uniforme, invece dovrei far trasparire il volto di Gesù anche attraverso i miei gesti e le mie parole.
- Dio si è fatto come noi perché noi potessimo farci come Lui. È un invito alla testimonianza. Il pensiero che abbiamo affrontato stamani col Fuoco è che le vie della santità sono molteplici. Non faccio attività scautistica da anni, ma sento che mi manca questa dimensione, perché era più facile vivere la santità da dentro che da fuori. Il mio impegno verso Gesù deve essere farlo nella vita quotidiana.
- Solo Dio ci può donare la fede, perché senza fede non potrei ammirare qualcuno come Gesù: andava in giro e non faceva niente, si è fatto mettere in Croce. Come potrei ammirare una persona così senza la fede! Non devo fermarmi al primo foglio ma leggere il libro intero delle persone davanti a me. La fede è poi antieconomica: quando conosco quest'uomo non voglio tenerlo per me ma condividerlo con tutti, e quindi perdo tempo. Il mio impegno è testimoniare il più possibile.
- Mi sento addosso una grande responsabilità, per quello che faccio, per quello che penso e per quello che potrei essere agli occhi di chi mi circonda (il mio Clan ad esempio). Sulla circolare della Route c'è scritto che un buon Capo non deve dare buoni consigli ma buon esempio.
- Da questo incontro io ritorno a casa un po' sconvolta, perché queste esperienze mi fanno capire la responsabilità che Gesù mi ha dato. A volte mi chiedo: chi mi ha fatto diventare Scout? Perché? E penso che Gesù ha deciso così. Gesù è morto per me, anche per me, ed è per questo che tutti noi siamo Scout.
- Questa Route è il luogo ideale per riflettere su quello che abbiamo dentro. In questo luogo ci si riesce a concentrare su quello che è veramente la Pasqua. Gesù ci ha dato un amore incondizionato e veramente grande, e chi lo capisce non può non innamorarsi di Lui. Oggi parliamo dell'innamoramento, del desiderio di vedere una persona che si ama.
- La cosa che mi ha colpito di più è stato il deserto di ieri sera, dove sono stata a tu per tu con Gesù. In questo periodo non riuscivo più a trovare del tempo, e questa esperienza mi ha aiutato tantissimo.
Antonio
Questa è la mia ventesima Route fra Natale e Pasqua. Il perché ho smesso di chiedermelo, se dopo 20 volte non ho capito... Non preoccupiamoci di sentirci troppo legati al movimento Scout ed al nostro servizio, ma apriamoci alla vita. L'unica certezza che abbiamo è che Dio ci ama, il resto dobbiamo prepararlo noi. Camminare con Lui vuole dire essere pronti a qualsiasi cosa, con le certezza che ci vuole bene. Su questa terra siamo parte di un disegno che è non è umano, è eterno. È la porta. Sono emozionatissimo a pensare che Lui risorgerà. Ed io mi voglio attaccare a questi temi, perché voglio andare su con Lui. Perché è felicità piena. Ed io voglio essere felicità piena per mia moglie e i miei bambini. Due parole su questa Route: fuori avete visto tanti bambini, in quantità industriale, e tante persone non in divisa. Questi non sono ospiti del Santuario, sono persone che fanno parte di questa Route. Già adesso stiamo lavorando alla Route di Natale, e mi auguro che i miei figli abbiano le stesse opportunità che ho avuto io, perché questa è un'esperienza straordinaria, e questa straordinarietà dobbiamo fare sì che continui. E quando sarete qui sul sagrato con i vostri bambini, lavorate perché ci sia questa opportunità anche per loro.
Giacomo
Se Antonio traccia il solco, a me resta solo di difenderlo. Vorrei ringraziare Medit per averci impedito di ringraziare. Quando si va verso i 50 anni, ogni Route diventa speciale, perché potrebbe essere l'ultima, non perché si debba entrare in Chiesa per lungo, ma perché la forza è quella che è. Ma la Route di Soviore è un po' più speciale per me. Quella di quest'anno in modo particolare. In questa Route io mi sono confrontato in un sol colpo con passato, presente e futuro. Passato: sono di Levanto, e la Madonna di Soviore ha un solo difetto: che è a Monterosso. Ma guarda verso Levanto e non verso Monterosso. Se devo fare un voto lo faccio alla Madonna di Soviore. Perché qui ho fatto la promessa con quell'anima santa e insieme brutta che era Don Sandro.
Soviore fa rivivere tutte queste emozioni. La fortuna di un Capo Scout è non cancellare mai pienamente certe esperienze. Presente: da Riccardo a Raffaella, che è la mia prima Scolta e fa la Capo Campo e c'è una parte di me in lei. Futuro: qui è un campo minato. È la prima Route che faccio insieme a mia figlia, la mia figlia unigenita - nella quale mi sono compiaciuto. Se voi sapeste per un papà, che per definizione non capisce niente, come è bello! Ogni Soviore è speciale, perché è difficile tornare a casa senza avere un punto di riferimento preciso. Don Francesco e Don Remo sono strumenti di cui il Signore si è servito e si serve per farci capire cos'è la Pasqua e dov'è la Pasqua. Dopo Soviore non si può più dire di vivere la Pasqua per sentito dire, ad orecchio. Soviore è una pietra miliare. Don Sandro l'ultima sera, che lui chiamava 'vendemmia' delle Confessioni, perché si confessavano tutti, diceva: "canta bene la tua Pasqua". Perché le cose facili qui sono difficili a casa? La 'fetenzia' dei Capi vecchi è quella di sfociare nel complimento, e così propongo due cose. Prima: è difficile che ci svegliamo e che dalle 7:30 alle 8:30 ci fermiamo a pregare. Se però riusciamo a farlo, perché non proviamo a tornare a casa e fra i nostri impegni trasferibili nello zaino non prendiamo l'impegno ogni mattina di trovare 5 minuti per soviorizzare ogni giorno nella nostra vita? La seconda cosa è il momento del pranzo e della cena, ognuno ha una tradizione diversa: alcuni canti li conosco, altri no, e altri sono diversi. Noi Scout facciamo la preghiera prima della colazione. Ma quanti la fanno davvero in uniforme? Alzate la mano: non raggiungiamo il quorum. La fetenza dei vecchi Capi è nota. Perché non cominciamo con le persone care a pregare tutti i giorni in casa, con Papà, Mamma, fratelli o sorelle? Avete paura che vi prendano a ceffoni o in giro? Qualcuno diceva di essere pronto a morire per Gesù. Non penso che in casa vi ammazzino per questo. O siamo sciocchi quando preghiamo in uniforme oppure rischiamo di non essere coerenti quando ci togliamo le camicie ed in casa con le persone care rinunciamo a pregare con loro.
- Non voglio ripetere. Spero di poterne fare ancora anche se ho già 57 anni. Dare la vita per testimoniare Dio, non vuol dire essere crocefissi, vuol dire anche sfruttare piccoli momenti, piccoli gesti, piccole cose che però ci confermano ogni volta di essere sul sentiero giusto.
- Oggi mi sono sentita un po' a disagio perché se posso paragonare la fede alle tende vedo tende già montate o a metà, io sto cercando ancora i picchetti.
- Pesante. Per me lo è stata parecchio. Credo che a Soviore Cristo entri dai piedi. Strada e fatica mi hanno avvicinato al Signore parecchio. Entra dai piedi e si ferma nello stomaco. Mi fa sempre effetto sentire parlare della passione qui. Sentire Don Francesco parlare del flagello o Don Sandro della croce, mi da fastidio, entra nello stomaco. E dallo stomaco arriva in testa, perché in testa si formano le domande.
- Mi riallaccio ai picchetti. Se basta un granello di fede per muovere le montagne, io ho visto in 21 anni sempre montagne ferme. Quindi di gran fede penso che nessuno ne abbia. Uno può leggere quello che vuole, ma i dubbi restano. Chi ha fatto crollare l'Impero Romano? Gesù Cristo: sono arrivati due Apostoli a Roma ed hanno fatto quello che dovevano. Se arrivavano tutti e 12 chissà! Io penso che non riusciamo noi a cambiare il mondo, ma dobbiamo cercare di migliorarlo un pizzichettino alla volta. Quindi io picchetti non li ho, ma nemmeno so cos'è la tenda!
- Nel lavoro mi trovo di fronte ad un modo di essere Cristiano anche fuori. Due cose: Soviore è una casa di tutti e tutti abbiamo il dovere di tenerla questa casa. Io sono emozionato ed ho enorme gioia perché ho visto Toni Covacich.
- Mi ha colpito il passaggio di Soviore dai piedi allo stomaco al cervello. Un passo fondamentale è quello della discesa che compie per arrivare al cuore.
- Volevo dire che i picchetti sapevo dove li avevo messi ma non li afferro mai. Penso che sia più semplice arrivare alla santità che parlare. S. Francesco e S. Chiara ho sempre pensato fossero mille metri sopra di me, invece guardando la mia vita penso che se passo passo facessi qualche sacrificio potrei arrivare a contemplare il volto di Gesù.
- Non abbiamo avuto tanto tempo per parlare nelle unità. È bello confrontarsi con voi. A casa non mi metto a confrontarmi, a parlare di picchetti. Qui vogliamo parlare del Signore, chi in un modo chi nell'altro.
- Al momento di partire ho letto il foglio del Campo "con ostinato rigore" e mi sono bloccato un po'. Poi, anche sulla strada, col Capo Clan. La cosa che mi sono chiesto è questa: Cristo con ostinato rigore si è fatto il suo compito, è risorto per noi. Ed io chi sono? Sono un polemico perché è così. Io penso di avere montato la tenda, ma la polena l'ho montata in obliquo, e se piove mi entra l'acqua.
- Non sono un pensatore ma i miei momenti personali me li sono presi. Nel nostro Clan di formazione un po' tutti siamo accomunati da colui che adesso giace ai miei piedi. Io sono qui e Lui giace ai miei piedi. Non è una cosa bella. Sono vicino alla Partenza e mi rendo conto che la cosa che manca è la testimonianza. Anche io nella Route di Soviore ho un pezzo.
- Sono qui per condividere l'emozione. Soprattutto ieri con Don Remo, ci ha fatto l'esempio della nostra vita, di quello che Gesù è per noi. Anche correndo, non riusciamo a raggiungerlo mai, e quando ci fermiamo, torna indietro per riprendere il cammino con noi. È Lui che ci aiuta nei momenti difficili della nostra strada.
- Ripulire il sentiero per me è stato pensare che il sentiero si ferma al Venerdì Santo, ma continua fino a Pasqua. Il sentiero lo ha tracciato qualcuno che la vedeva più lunga di noi ed ha messo i segni di pista. Ah, io non ho mai visto montagne muoversi, ma credo che potrei crederci.
- Ho letto di recente il libro 'Tracce', pubblicato una settantina di anni fa, è un manuale tecnico abbastanza dettagliato sull'arte di osservare. Ad un certo punto l'autore racconta di quando in India si era stupito per la capacità di alcuni cercatori di tracce di capire solo guardando il terreno quali e quante persone ed in che ordine fossero passate. In questi giorni, parlando del volto di Gesù come qualcosa da vedere, mi è sorto spontaneo il paragone; non possiamo pensare di vederlo subito, di colpo, possiamo cercare di capire quali sono le tracce quotidiane che ci lascia. Il paragone non finisce qui. Secondo me serve trovare dei cercatori di tracce esperti, che abbiano dedicato la vita a questo, per chiedere loro di insegnarci a capire non solo quali sono le tracce, ma anche come ricostruirle. Sono venuto a Soviore per cercare questi cercatori di tracce, che ci aiutino a capire come guardare i segni sul nostro quaderno e come ricostruire il sentiero che serve per vedere il Signore. Bisogna fare come l'autore del libro, e battere i paesi per cercare questi cercatori di tracce, e da loro imparare.
- È la prima Route di Soviore che faccio, ma non la prima Route di Pasqua, ed in ogni Route bisogna sentire il Signore che dai piedi va nello stomaco e poi nella testa e poi nel cuore. Anche io cercherò piccoli segni che restano a volte nascosti nel sentiero intorno a me. Altra cosa, il gruppo che ieri sera cantava, nessuno aveva detto loro che era una sera speciale. Io spesso ho trovato persone che mi hanno fatto proposte: entrare nello scautismo, fare servizio, sono occasioni che vanno prese e sviluppate.
- Quanti anni che vengo a Soviore, un po' di assenza dalla vita scout per motivi di studio. Soviore è sempre un momento di checkpoint. È bello qui, sembra proprio la comunità e la Chiesa che pulsa, che cresce insieme, come Cristo ci ha insegnato, e quindi è un momento di ricarica per la mia fede e per risistemare le coordinate giuste sulla strada da seguire nella vita. Il problema tipico è che quando ci si allontana e si ritorna alla vita di tutti i giorni la fede viene messa alla prova perché non si aumenta lo spirito di fratellanza che si aumenta qui. Quest'anno c'è stato un tempo magnifico, ma a volte si sente anche il tempo, fisicamente. Il Cristo risorto, che è il fulcro attorno a cui gira la Cristianità, lo si incontra qui nel quotidiano. Ancora una volta sono felice di essere venuto qui, per confortarmi e trovare confronto.
- A Roma ho potuto incontrare il Signore attraverso la preghiera, e qui attraverso la preghiera ed un panorama bellissimo, col mio Clan di formazione.
- Questa esperienza l'ho proposta ai miei ragazzi ed a me stesso, quindi è stata un'occasione per crescere e per rimotivare. Volevo un'esperienza di Route forte con stile, stile che spero si prenda. Questo voleva essere per me un modo di fare vivere a loro quelle che per me sono state emozioni forti. Ma senza barare. In vista della Partenza per loro, volevo qualcosa che fosse un check point, come ha detto Davide. Poi, nello scautismo ognuno ha la sua parte, e deve giocare: il gioco è una lezione di vita.
- Solo una riflessione, che è venuta dopo un po' di anni che uno il venerdì guarda il Crocefisso sempre in questa posizione. Guardando bene, per uno che è appeso alla croce, le braccia dovrebbero essere più tese e le gambe flesse, ma le gambe sono distese. Se lo guardate di lato, questa figura è una persona che si sta alzando dal letto. È la stessa cosa quando la mattina vi alzate dal letto. E questa Croce fa parte del corpo perché il corpo che è dentro la croce, ma per come è fatta uno non sa se è la croce che si sta tirando dentro il corpo o il corpo sta uscendo dalla croce. Forse nessuna delle due: forse è il corpo che si porta dietro la croce. E questa sera, quando Gesù risorgerà, questo mi farà male allo stomaco, per ultimo al cuore.
- Le ragazze con me sembrano tutte piene di certezze e capisaldi ed io non potevo che confermare le mie debolezze. Per usare una nuova metafora, delle tende, neanche io ho trovato i picchetti, ma stavo tranquilla, siamo una organizzazione efficiente e da qualche parte i picchetti nello zaino salteranno fuori.
- Ho visto di fronte a me sentieri molto in salita, che potrebbero essere la mia strada personale verso la felicità, che potrebbero essere molto impegnativi.
- Io mi accorgo che Dio mi gira intorno come una mosca: una volta trovato gira intorno e cerca di inseguirmi come una mosca. Non è vero che il Signore se lo conosci lo eviti, se lo conosci, non lo eviti più. Non bisogna usare la paletta per scacciare le mosche come lui. Il volto del Signore mi ha fatto arrabbiare perché era un volto sereno: riuscirei altrettanto io in momenti di così grande sofferenza ad essere così felice.
Riccardo
Mi stupisce sempre a Soviore la liturgia così curata, a volte lunga, che porta al mistero pasquale. Ho sentito molto dire che hanno sentito fare effetto le parole ed alcuni dire di ricordarsi di continuare. Importante è quello. Leggere, meditare, pregare e procedere nel proposito. Giacomo vi ha già rotto le scatole sulla preghiera mattutina. Io vi dico, se vi è servito qui trovarvi un po' col Signore, provate ad entrare nelle Chiese ogni giorno, Chiese che spesso sono sbarrate ma altrettanto spesso sono vuote. Provate ad entrare e mettetevi in contatto col Signore. Poi vorrei dire che "Dio è un pidocchio, che ce lo portiamo dietro ogni giorno però...". Certi esempi cerchiamo di evitarli, la tenda va bene, ma...
Giovanni e Chiara
L'anno scorso ero da queste parti che riflettevo, per dire che la preghiera quotidiana è importante, poi nella vita fai incontri importanti, che modificano la tua vita, se la vita l'hai vissuta con onestà. Visto che questo è il momento delle parole, è l'occasione per fare un invito. - Volevamo dire che l'anno prossimo se va bene ci sposiamo. Giovanni mi ha detto che dovevo dire che stasera facevo la Promessa, ma non vi dico questo, invece vi dico che l'anno prossimo ad Assisi a S. Damiano il 23 marzo ci sposiamo e vi aspettiamo. - Io vorrei un matrimonio in divisa e anche lei se stasera fa la promessa.
Noemi, Capo Campo Femminile
Soviore anche quest'anno ha fatto le sue vittime: vi sentite scombussolati, ma è giusto che sia così, qui i fatti si vedono col tempo.
Don Francesco
Un punto che ho dimenticato stamattina, ma è un concetto su cui siete ritornati in molti, è una frase che mi colpì su un sacerdote di cui è in corso il processo di beatificazione. Voi sapete che è molto complicato il processo. C'è un'accusa d'ufficio oltre alla difesa, per evitare figuracce. Ci vogliono segni dal cielo, miracoli guarigioni. Ci vogliono anni. Molti anni fa ho incontrato un postulante che lavorava sulla causa di un bolognese. Mi disse: "però alla Chiesa i Santi vivi servono più dei Santi morti". Lì per lì mi sembrava il contrario di quello che stava facendo da una vita.
A noi non serve un personaggio da venerare in più.
C'è una solidarietà misteriosa anche per una crescita ed una conversione, ma la canonizzazione non è la santità ordinaria, è l'eccezione che conferma la regola.
La santità più utile al mondo è quella dei battezzati, che sono Santi viventi.
Non voglio dire, come negli anni '60, Cristo non ha mani, Cristo non ha piedi, perché Cristo non è focomelico. Dobbiamo agire attraverso la testimonianza.
La testimonianza della santità, che appartiene a Lui. Non ha importanza quante opere facciamo, quante cose esperienziamo, la religione è un battito cardiaco in cui la chiave ritrova se stessa, prende coscienza della sua identità e poi si espande su per un corpo più grande che è l'umanità. È difficile trovare qualcosa di veramente grande e non desiderare che gli altri siano cambiati.
Non è una via privilegiata, ma perché la Chiesa continui a nutrirsi di Vangelo, perché le nostre famiglie non inaridiscano, bisogna porre la nostra vita nell'evangelizzazione.
Il Vangelo si deve scoprire nella vita quotidiana, il mondo deve essere impregnato di Vangelo in tutta la sua terrestrità, in tutta la sua umanità. Mi stupisce non avere mai sentito pregare per questo, pregare che non venga mai meno il ministero di chi consacra il pane, di chi celebra la liturgia, di chi è invisibile ma aiuta, come le persone consacrate di Soviore, come Suor Gina.
Non vorrei. Non basta la santità degli altri, il servizio deve essere fatto nel modo più disponibile. Non è impossibile che il Signore chieda a qualcuno di noi di evangelizzare, è più facile che lo chieda a noi che a qualcuno che non è già evangelizzato.
Non per contraddire Giovanni, ma oltre al matrimonio si può pensare alla vita consacrata.
Ed anche la divisa un giorno va tolta.
Io sono molto preoccupato di una esperienza giovanile che diventa l'esperienza di una vita. Non dico il momento straordinario che deve ricaricarci, ma per nessuno di noi il domani è in divisa. Domani non dormiremo in tenda o cucineremo sulla gavetta.
Se uno è Scout solo se ha tutto l'apparato dello scautismo, lo scautismo è fallito perché non potrebbe essere autonomo.
Non bisogna prolungare indefinitamente la giovinezza, perché si diventa buffi. Bisogna restare fedeli agli ideali che abbiamo imparato e saper parlare lingua nuova.
Dobbiamo 'soviorizzarci' tutti in questo senso. Non vedrei un matrimonio in uniforme come non amerei una consacrazione religiosa in uniforme.
Anche se mi ha fatto piacere ricevere la stola con il giglio ed il trifoglio, comunque il compito è un altro.
Spero di non disorientarvi, non con degli esempi concreti.
E poi mi stupisce non sentire mai riferimenti da parte vostra al fatto che apparteniamo tutti a comunità più grandi, comprese quelle parrocchiali. Non ci sposiamo a Soviore, non battezziamo i figli qui. Le nostre comunità saranno quelle che non abbiamo scelto, che non sono fatte a modo nostro, che parlano del Signore con aspetti che a noi non piacciono ma piacciono a loro, e credo che cominceremo a fare comunità con loro. Nello spirito di servizio e di testimonianza.
Medit, Capo Campo
Abbiamo tempo per sgranchirci le gambe e cenare, in modo da poter essere qui con il campo pulito e in ordine alle 19:15.
Fine capitolone ore 18:30
Sabato 14/04/2001
Santuario di Soviore
Prove dei canti
Don Francesco, ultimo tono dell'Alleluia:
"Beati coloro che si sono resi eunuchi per il Regno".
Medit, Capo Campo
Prima di concludere questa Route, devo dire qualche cosa.
Questa Route nasce nel 1976 da un gruppo di persone che aveva dato vita ad un Centro Studi in un momento difficile per lo Scautismo cattolico, per dare idee e mantenere vive le esperienze del Roverismo e dello Scoltismo e renderle sempre nuove per i Rover, le Scolte e i Capi che volevano partecipare.
Il Centro Studi Baden-Powell c'è ancora, è fatto da persone normalissime, da Capi innamorati dello Scautismo tradizionale, lo Scautismo come ci è stato tramandato, come lo abbiamo vissuto, come lo proponiamo. Questa Route ne è l'esempio. Abbiamo cercato di offrire Scautismo puro. Come agli ospiti non si offre vino annacquato ma vino schietto. Noi abbiamo cercato di offrire Scautismo schietto.
Ma i protagonisti siete stati voi, non lo staff.
Il Centro Studi funziona, è fatto di persone, a volte fa cose belle, a volte meno, cerchiamo di proporre cose. C'è una rivista, ci sono persone di tutte le associazioni Scout. È nato per mantenere vivi l'aspetto dello Scautismo cattolico, ma ci sono persone che fanno parte dello Scautismo non cattolico.
Perché noi ci crediamo, crediamo con ostinato rigore.
Don Sandro, che era il rettore di questo Santuario, e fino a che è stato vivo ha diretto ogni route, era uno dei fondatori.
Don Ghetti (Baden), tanti altri, Enrico Dalmastri che studiò la Route come la viviamo adesso. Questo non è un episodio, sta a noi fare il resto.
Questo per debito di riconoscenza per chi ha portato me quando ero piccolo, ho cominciato fascettando le riviste quando ero Rover.
Altra cosa. Il Santuario. La Madonna. Non sono un esperto ma ho sentito tante volte la storia.
Vedete che è particolare. Gesù è piccolo e la Madonna ha il viso disteso e tondo.
Questa è una Madonna sveva datata circa nel 1400. Qui siamo sul margine più basso di questa diffusione. A realizzarle spesso erano artisti ambulanti, che realizzavano queste immagini che erano fatte per essere venerate dal Venerdì sera alla notte del Sabato Santo.
Questa è una Madonna del Sabato Santo.
La Madonna non è triste perché sa che Gesù sta per resuscitare.
È giovane, e Gesù è come se fosse un bambino. La Madonna se lo sta cullando nel momento dell'attesa pasquale.
La Madonna è stata ripristinata dopo restauri (era tutta sbiadita) e un po' rimaneggiata, ma ha tratti caratteristici.
Il manto colore impero con gigli d'oro per simboleggiare la regalità della Madonna che cade dalle spalle a foggia di corona.
Il legno è strano, è povero, non è opera di un grande artista firmato.
C'è la leggenda del ritrovamento nella cappella, ma è legata alla origine del nome di Soviore, secondo cui non deriva da 'sotto la via', ma da 'soavis odi', dalla voce soave sentita durante il ritrovamento.


Allegati



PREGHIERA
DAVANTI ALLA SINDONE

Imprimi il tuo volto in me, Signore,
perché il Padre vedendo Te in me
ripeta: "Tu sei il figlio che amo".
E perché chiunque mi incontra
veda una scintilla del Padre.

Imprimi il tuo volto in me, Signore,
perché possa essere testimone
della tua luce e della tua bontà,
e dell'infinita tenerezza
che hai per ogni creatura.

Imprimi il tuo volto in me, Signore,
perché io possa essere
un segno del tuo amore
per i piccoli e i poveri.
per gli ammalati e gli esclusi.

Imprimi il tuo volto in me, Signore,
perché sia io una Sindone vivente
che porta in sé i segni
della tua morte e Risurrezione.

Immaginetta Sindone


Tracce di riflessione quotidiana




Comunità scout di Soviore
Pasqua 2001
Giovedì santo
UN VOLTO DA CONTEMPLARE


1) premessa: compito della Chiesa
Non è forse compito della Chiesa riflettere la luce di Cristo in ogni epoca della storia, farne risplendere il volto anche davanti alle generazioni del nuovo millennio? (NMI, 16)

2) la figura di Gesù di Nazareth è storicamente accessibile ed attendibile
1 Vangeli non pretendono di essere una biografia completa di Gesù secondo i canoni della moderna scienza storica. Da essi tuttavia il volto del Nazareno emerge con sicuro fondamento storico, giacché gli evangelisti si preoccuparono di delinearlo raccogliendo testimonianze affidabili (cf. Lc 1, 3). [ ... ] Le notizie si fanno poi più ampie, pur senza essere un resoconto organico e dettagliato, per il periodo del ministero pubblico, a partire dal momento in cui il giovane galileo si fa battezzare da Giovanni Battista e... inizia la sua predicazione del regno di Dio, illustrandone le esigenze e la potenza attraverso parole e segni di grazia e di misericordia. [ ... ] La narrazione dei Vangeli converge poi nel mostrare la crescente tensione che si verifica tra Gesù ed i gruppi emergenti della società religiosa del suo tempo, fino alla crisi finale, che ha il suo drammatico epilogo sul Golgota. (NMI, 18)

3) la risposta di fede si propone come chiave di lettura adeguata alle domande poste da Gesù
In realtà, per quanto si vedesse e si toccasse il suo corpo, solo la fede poteva varcare pienamente il mistero di quel volto. Era questa un'esperienza che i discepoli dovevano avere già fatto nella vita storica di Cristo, negli interrogativi che affioravano allo loro mente ogni volta che si sentivano interpellati dai suoi gesti e dalle sue parole. [ ... ] Il popolo arriva ad intravvedere la dimensione religiosa decisamente eccezionale di questo rabbi, ma non riesce a collocarlo oltre quegli uomini di Dio che hanno scandito la storia di Israele. Gesù in realtà è ben altro! E' appunto questo passo ulteriore di conoscenza, che riguarda il livello profondo della sua persona, quello che egli si aspetta dai "suoi": "Voi, chi dite che io sia?" (Mt 16, 15). (NMI 19)


Proposte per la discussione

* Centralità della figura e della "questione" di Gesù nella testimonianza e missione della Chiesa
Molte nostre discussioni e difficoltà mettono al centro la "credibilità" storica della Chiesa, della sua storia, delle sue scelte operative e delle sue norme morali. Può essere un modo per mettere in secondo piano la questione decisiva, oggetto non eludibile di scelta per ogni uomo, che non è tanto quello della Chiesa, ma quello di Gesù di Nazareth. Rischia di essere un terribile inganno diabolico, che sposta la nostra mira dal vero obiettivo. E noi, abbiamo colto il centro del problema?

* I Vangeli non sono solo un libro di fede, ma anche una testimonianza storicamente credibile
E' ancora diffuso un "pessimismo culturale" sulla possibilità di accedere alla realtà storica di Gesù. Ma questa posizione dimostra di non comprendere la seria natura documentaria dei Vangeli. Essi sono certamente anzitutto una testimonianza di fede, ma fondata in precisi eventi e parole, riferiti da testimoni umanamente attendibili. Dobbiamo affrontare seriamente queste obiezioni. Oppure la nostra fede resterà tuttalpiù una bella favola staccata dalla vita.

* La fede non è un teorema, ma neppure "un salto nel buio"
Si crede e si ama non solo con il cuore e la volontà, ma anche con la mente. La risposta di fede a Gesù vuole essere pienamente rispettosa dei dati della storia e delle capacità della nostra intelligenza.

testi tratti da: Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte, Roma 2001(= NMI)




Comunità scout di Soviore
Pasqua 2001
Venerdì santo
IL FIGLIO SI È FATTO SERVO


1) Vero Dio e vero uomo
Se oggi, col razionalismo che serpeggia in tanta parte della cultura contemporanea, è soprattutto la fede nella divinità di Cristo che fa problema, in altri contesti storici e culturali ci fu piuttosto la tendenza a sminuire o dissolvere la concretezza storica dell'umanità di Gesù. Ma per la fede della Chiesa è essenziale e irrinunciabile affermare che davvero il Verbo si è fatto carne ed ha assunto tutte le dimensioni dell'umano, tranne il peccato (cf. Eb 4, 15). (NMA, 22)

2) fino alla morte...
Nello scenario del Getsemani e del Golgota la coscienza umana di Gesù sarà sottoposta alla prova più dura. Ma nemmeno il dramma della passione riuscirà ad intaccare la sua serena certezza di essere il Figlio dei Padre Celeste. (NMI, 24) La contemplazione del volto di Cristo ci conduce così ad accostare l'aspetto più paradossale del suo mistero quale emerge nell'ora estrema, l'ora della croce. Mistero nel mistero, davanti al quale l'uomo non può che prostrarsi in adorazione. (NM1, 25)

3) ... ed alla morte di croce
Il grido di Gesù sulla croce non tradisce l'angoscia di un disperato, ma la preghiera del Figlio che offre la sua vita al Padre nell'amore, per la salvezza di tutti. Mentre si identifica col nostro peccato, "abbandonato" dal Padre, egli si "abbandona" nelle mani del Padre. 1 suoi occhi restano fissi sul Padre. Proprio per la conoscenza e l'esperienza che solo lui ha di Dio, anche in questo momento di oscurità egli vede limpidamente la gravità del peccato e soffre per esso. (NMI 26)


Proposte per la discussione

* Un Dio che non sia uomo non coinvolge realmente l'umanità, un uomo che non sia Dio non la trasforma a sua immagine
E' necessario correggere continuamente la nostra immagine di Gesù e prendere sul serio la sua vera umanità. Egli non è né un essere angelico piovuto dall'alto di un altra realtà, né un essere umano ingigantito dal fanatismo fino a venire divinizzato.

* La passione come punto estremo dell'incarnazione e della solidarietà di Dio con i peccatori: non solo è divenuto come gli uomini, ma come l'ultimo degli uomini
Nessuno è troppo distante da Dio per trovare Gesù nell'abisso della sua povertà, sofferenza, abbandono. Dove sono i "poveri cristi" della terra, il Cristo è già stato, condividendo fino in fondo il calice dell'amarezza.

* La passione come obbedienza ed amore del Figlio verso il Padre
La mentalità contemporanea associa l'amore piuttosto al piacere che alla sofferenza. Lo scandalo della croce sta anche in questa sua perenne inattualità. Ma l'accento del cristianesimo non è sul dolore come se fosse fine a se stesso, bensì sull'amore che rende possibile trasformare ogni sofferenza in un'offerta feconda.



Comunità scout di Soviore
Pasqua 2001
Sabato santo
RIPARTIRE DAL RISORTO


1) La novità pasquale
Come nel venerdì e nel sabato santo, la Chiesa continua a restare in contemplazione di questo volto insanguinato nel quale è nascosta La vita di Dio ed offerta la salvezza al mondo. Ma la sua contemplazione del volto di Cristo non può fermarsi all'immagine di lui crocifisso. Egli è il Risorto! Se così non fosse vana sarebbe la nostra predicazione e vana la nostra fede (cf. 1Cor 15, 14). (NMI, 27)

2) Una presenza che diviene impegno di vita
E' nella consapevolezza dì questa presenza tra noi del Risorto che ci poniamo oggi la domanda rivolta a Pietro a Gerusalemme, subito dopo il suo discorso di Pentecoste: "Che cosa dobbiamo fare?" (At 2, 37). […] Non ci seduce certo la prospettiva ingenua che, di fronte alle grandi sfide del nostro tempo, possa esserci una formula magica. No, non una formula ci salverà, ma una Persona e la certezza che essa ci infonde: Io sono con voi! Non si tratta di inventare un nuovo programma. Il programma c'è già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. Esso si incentra in ultima analisi in Cristo stesso da conoscere, amare, imitare, per vivere in lui e trasformare con lui la storia fino al suo compimento (NMI, 29)

3) Vivere in Cristo
Il dono [della vita cristiana] si traduce in un compito, che deve governare l'intera esistenza cristiana: "Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione" (1Ts 4, 3). E' un impegno che non riguarda solo alcuni cristiani: tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità. (NMI, 30) Questo ideale di perfezione non va equivocato come se implicasse una sorta di vita straordinaria, praticabile solo da alcuni "geni" della santità. Le vie della santità sono molteplici e adatte alla vocazione di ciascuno. […] E' ora di riproporre a tutti con convinzione questa "misura alta" della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione. (NMI, 3 1)

Proposte per la discussione
* Non possiamo fermarci al volto sofferente di Gesù
Forse non è sempre chiaro (per credenti e non credenti) che il centro dei cristianesimo non è la croce, ma la resurrezione. E' un limite della proposta cristiana che abbiamo ricevuto? Un pregiudizio della cultura dominante, che vede nella Chiesa soltanto una fonte dì restrizioni e di inibizioni? Oppure ciò dipende in qualche misura anche dalla nostra cattiva testimonianza?

* La vocazione universale alla santità
Quanto questa verità rilanciata con forza dal Concilio Vaticano Il è entrata nelle nostre convinzioni, è stata messa al centro delle nostre comunità cristiane Sentiamo ancora la parola "santità" come dolciastra e fuori tempo, oppure come utopistica ed irraggiungibile? Saremmo capaci di ripetere con Paolo apostolo: "per me vivere è Cristo"? (Fil 1, 21). Siamo consapevoli che la legge scout non ha altro significato che seguire ed imitare Gesù? Proviamo a meditare questa preghiera.

Perché poniamo il nostro onore nel meritare fiducia,
donaci la Tua luce, Signore.
Perché siamo sempre leali,
donaci la Tua verità, Signore.
Perché ci rendiamo utili e aiutiamo gli altri,
donaci il Tuo spirito di servizio, Signore.
Perché siamo amici di tutti,
donaci la Tua amicizia, Signore.
Perché siamo cortesi,
donaci i Tuoi gesti, Signore.
Perché possiamo amare e rispettare la natura,
donaci di riconoscere la Tua presenza, Signore.
Perché sappiamo obbedire,
donaci la Tua disponibilità, Signore.
Perché sappiamo sorridere e cantare nelle difficoltà,
donaci di vivere con umorismo l'avventura di ogni giorno, Signore.
Perché siamo laboriosi ed economi,
donaci la Tua creatività, Signore.
Perché siamo puri di pensieri, parole ed azioni,
donaci un cuore grande e luminoso come il Tuo, Signore.

da:
+ P. Magnani, Il capo scout testimone ed educatore nella fede, Treviso 1990, p. 27. (Con lievi adattamenti)


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