ROUTE DI PASQUA DI SOVIORE 1996
Tema
NELL'EUCARISTIA IL NUTRIMENTO PER COMPIERE CON COERENZA IL PROPRIO CAMMINO
Traccia
"Riconoscete lo straordinario dono di Cristo, che viene ad abitare in tutto il vostro essere, facendo del vostro corpo e del vostro cuore un tempio a Lui gradito" (cfr. 1 Cor 3,16)! (Giovanni Paolo II ai partecipanti all'EUROJAM. Roma - Basilica di S. Pietro - 3 agosto 1994)
Brani
Gv 6
I Cor, 11
Catechismo della Chiesa Cattolica pag. 345-367
Mercoledì 03/04/1996 23:52
Prato del Santuario di Montenero
Don Sandro, Lancio del tema
Abbiamo già messo in giro la notizia che tra due anni la Comunità Scout di Soviore organizzerà l'Anno Giubilare in Terra Santa.
In occasione di questa Route in Terra Santa sono stato con Don Remo in Terra Santa questo Marzo.
Mentre giravo per i luoghi, Don Remo proponeva una considerazione, che è quella che, in giornata, ci hanno reso nella scenetta gli amici poco fa.
Gesù attorno ai 17-18 anni - era sicuramente un bel giovanotto, perché non è pensabile altrimenti - non poteva non risvegliare il plauso delle sue coetanee e delle loro mamme, che sicuramente saranno andate da Maria ad informarsi di quel buon partito, che avrà sicuramente allettato più di una madre come candidato genero.
Chissà Maria cosa avrà detto, o cosa avrà risposto.
Gesù camminava così coi piedi sulla terra, viveva in mezzo agli altri, avrà trattato bene le ragazze e le ragazzine, sarà stato cortese con le mamme che, da buone mamme giudee, saranno state giovani esse pure.
Di conseguenza non sono stato stupito dalla battuta di Don Remo che quel buon Gesù così amabile possa anche aver toccato con la sua simpatia anche il cuore di molte ragazze.
Vorrei chiedere a voi novizie qui presenti: avete mai pensato che quel ragazzo che vi è stato simpatico o che vi è simpatico in maniera particolare possa essere il Figlio di Dio nel senso stesso in cui lo era Gesù?
Avete mai pensato che a portarvi fuori la sera, a uscire con voi Domenica, a giocare con voi sulla spiaggia, a parlare di cose che vi stanno sul cuore, possa essere il Figlio di Dio?
Eppure Gesù non doveva essere uno scorbutico, non doveva disprezzare la amicizia e la simpatia femminili.
Se non avesse fatto la scelta di essere "un amico per il Regno dei Cieli", che altri, anche io, abbiamo imitato, ma che non è l'unica scelta possibile, quel Gesù incarnato avrebbe potuto anche essere l'innamorato di una di quelle ragazze.
Se non avesse scelto di crescere circa 2000 anni fa, potrebbe essere il vostro compagno di scuola, il vostro corteggiatore, il vostro fidanzato, e potrebbe avere dato di sé la seconda meravigliosa infinita persona di Dio Santissima Trinità.
E siccome Gesù era maschio e non era la seconda persona di Dio, che non è né maschio né femmina e nulla potrebbe vietare che si incarni in una donna, voi Rover non avete pensato che quella vostra ragazza che amate tanto trattenere con voi in intimità, sentirvi vicina anche fisicamente, potrebbe essere il Verbo di Dio incarnato in lei? Potrebbe diventare la mamma dei vostri figli, potrebbe diventare l'intimità fisica della vostra vita, quella con cui scambiare le vostre tenerezze, il vostro amore, potrebbe essere il Verbo di Dio incarnato.
Fu così non per caso 2000 anni fa, perché nella storia doveva essere una ed una sola volta, ma altrimenti quello che ho detto potrebbe accadere.
Per noi essere Cristiani comporta una certezza, che i nostri fratelli Ortodossi traducono nell'espressione "progressiva divinizzazione dell'uomo". Se la nostra vita non ha il senso che ciascuno di noi diventa progressivamente il Verbo di Dio, per cui il vostro ragazzo, la vostra ragazza, diventa per ciascuno di voi il Dio incarnato con cui vi scambierete le vostre tenerezze, vuota ed inutile sarebbe la vostra fede di Cristiani.
Non sto sparando dei paradossi. La varietà della fede cristiana rispetto ad ogni fede, quello che nessuno mai avrebbe sospettato è questo, che ciascuno di noi, non per modo di dire, non nel modo in cui lo è un uccello, il corvo o il merlo, ciascuno di noi è figlio di Dio, membro della Trinità Santissima, e se non lo è, è chiamato come destino vero, proprio, unico e designatogli.
Questo non è un modo di dire, non una figura retorica, un giorno San Paolo si è fatto ridere dietro per annunciare questa verità.
Gli Apostoli hanno riassunto in questo la loro dottrina: voi siete tutti Dei e figli dell'Altissimo.
Capito? Ciascuno di voi Rover, ragazzi, capi qui presenti, e qualcuno ha anche moglie, voi siete Dio, come al vostro lavoro, nelle tensioni della vostra famiglia. Voi siete il Verbo incarnato. Voi ragazze, dentro nella vostra minigonna se la portate. Siete Dio incarnato sulle spiagge del vostro mare, dentro il vostro due pezzi se lo portate.
E se per caso il vostro esserlo non avesse senso, o non aveste trovato il modo giusto, provateci.
In questi giorni vogliamo provare a vedere se per una prospettiva del genere Dio trinitario possa stare come una mano con lo scopo, oppure dentro una scrivania.
Vediamo se abbiamo uno strumento per uscire da questo, che sembra una favola.
Se ci è stata data una pista ed una benzina per correre lungo questa strada, che cosa fare l'ho detto io già ma può sembrare non facile.
Questo però è quello che ci distingue dai Buddisti e dai Musulmani.
Questa è l'annunciazione dell'uomo da parte di Cristo.
Spero che possiamo uscire da Pasqua sconvolti, con un'apertura ad una speranza di poter marciare in prospettive nuove e per poter pensare in modo chiaro, noi per gli altri e gli altri per noi.
Ho cercato di farvi pensare a quelle ragazze o a quei ragazzi a cui avete legato o una volta per sbaglio o in un momento giusto e definitivo la vita vostra.
Ma quel Verbo incarnato è anzitutto quello che aspetta e lotta per potersi incarnare dentro di voi, che non lo avete avuto ancora colto e quindi non potete accettarlo.
Eppure questa è la nostra vita.
Non siamo qui in questi giorni per un discorso intellettuale, siamo qui per scoprire l'auto della nostra vita, nella quale stiamo correndo, nella quale sto crescendo anche io, che sto rimpicciolendo per via dell'età.
Vi chiedo, vi chiediamo di vivere così in questi giorni: apritevi a un'ipotesi.
Se poi decidete di scartarla, va be'. Ma questi tre giorni viveteli come se fosse così. In fondo sono solo tre giorni.
Pensate che Gesù cucinerà con noi, canterà con noi, il Verbo incarnato camminerà e si stancherà con noi.
Io vi dico che è vero. Voi provate a verificarlo.
Lungo la strada, troverete dei paesi, andando a quei luoghi in cui ci faremo la liturgia.
Quando entrate in quei paesi, dite loro Buona Pasqua. Anche se non vi risponderanno, lì c'è già il Verbo di Dio che si è incarnato o si sta incarnando.
Ognuno che incontrerete avrà in sé qualcosa di inspiegabile che ipotizziamo e che non possiamo ancora capire ma nasce e cresce dentro di sé.
Avete portato i vostri doni.
Voi sapete che quelle bottiglie di lambrusco, quelle mortadelle, quei dolci non sono destinati a far bisboccia fra di noi, ma per far festeggiare a Pasqua gli anziani della casa di riposo delle nostre terre che è a Levanto.
Cosa c'è da dividere con quel vecchio rincitrullito che è solo sporcizia per il genere umano e che per la pulizia sarebbe opportuno trattare con una ramazza, che c'è da dividere con il vostro vicino di casa?
C'è il Verbo di Dio che è incarnato.
E questo lo affermo.
È per loro il salame d'oca di Mortara.
E quando sarete giù, non comprate un regalo per il vostro cagnolino che è a casa.
Nel vecchietto c'è Dio incarnato, vero, qui.
Domani sera festeggeremo a Vernazza la Messa della Cena del Signore, e generalmente nelle vostre parrocchie si raccolgono le offerte per i poveri.
I vostri doni domani saranno messi nelle mani dei Sacerdoti di Vernazza, a cui li presenterete, dicendo quello che abbiamo detto noi in termini meno scherzosi di stasera,
Ma il vecchietto fa conto sul vostro dono, e lo fa con voi.
Fratelli e sorelline, per tre giorni provate a vivere così. Vi chiedo questa fiducia.
Seguiteci per favore fino alla veglia pasquale, dateci questa fiducia. Alla fine ci direte che abbiamo sbagliato tutto. A qualcuno potrebbero sembrare cose sbagliate, cose dell'altro mondo, ma stateci e siate impegnati, ci stiamo scavando dal cuore un qualcosa che crediamo profondo, perché contiene un qualcosa del Verbo di Dio incarnato che venne a San Francesco in punto di morte che era del tutto sviluppato e cresciuto.
Vi chiedo di andare a dormire in silenzio questa sera, perché ci sia una concentrazione di un silenzio per poter riflettere.
Fra una mezz'oretta o giù di lì sarete liberi di guardare l'eclissi totale al buio, che è già iniziata, ma che questo non ci guasti, che non ci tolga la concentrazione.
Ora da buoni Scout facciamo il canto della sera. Ci impegniamo, perché non siamo ancora bravi.
Giovedì 04/04/1996 13:21
Sopra Vernazza
Capitolo di Unità
- Confrontiamoci sulle parole espresse da Don Sandro ieri sera. Difficile commentare, perché la sostanza del discorso è credere che Cristo sia reincarnato.
- Tante volte nel confronto facciamo fatica a vedere Dio negli altri. E noi siamo la casa, la tenda di Dio. Ieri Don Sandro diceva che l'obbiettivo della Route è capire se il vostro corpo, il vostro involucro contenga Dio. Questa è una grossa frase, perché ognuno usa la propria vita facendo delle scelte. E questo un po' spaventa. Quando non mi comporto bene con qualcuno mi dimentico che di fronte a me c'è Dio. Questo deve portarci ad essere aperti al dialogo, recettivi. Poi dobbiamo pensare se davvero siamo l'involucro giusto per Dio. Dobbiamo vedere se il nostro corpo è un involucro degno di contenere Dio.
- Possiamo pensare che Dio si sia fatto prigioniero in noi, e quando lo costringiamo a convivere col peccato, e questo per lui è una cosa orrenda, molto più viva di ogni crocifissione del corpo. Questo dovrebbe indurci ad un'attenta riflessione. Dio aveva grandi ambizioni su di noi, e noi ci siamo pestati i piedi e lo costringiamo a quelle costrizioni. Quando passa una "picciottedda" per strada, gonfiamo il petto, e lei ci guarda per qualche secondo. Dio ci guarda tutto il giorno e noi non gonfiamo il petto per lui. E lui va nel Getsemani e prega.
- Anche se lo mandiamo nel Getsemani, lui è infinito amore, e lo ha fatto perché gli piacciamo. Fino alla fine della vita saremo peccatori, ma cerchiamo di migliorarci spesso. Questa è la consapevolezza che lui ci ama.
- Don Sandro ha ripetuto che Cristo è incarnato in noi, come se temesse che noi lo lasciassimo in modo acritico, distante. Don Sandro richiamava gli aspetti della vita quotidiana in cui si trova questo aspetto, perché l'incarnazione è qualcosa di vivo, di presente.
- Cristo è incarnato negli altri, ma anche in noi.
- Nostalgia di Cristo. Anche i delinquenti più grandi, che noi conosciamo e condanniamo per quello che han fatto, credo che nel loro intimo abbiano Cristo che sbraccia per uscire.
- Importante è fare entrare Cristo in noi, e succede piano piano. Il problema è avere riferimenti sicuri, certi. Abbiamo bisogno di riferimenti costanti, continui. Se mi aspetto che il Cristo venga in croce a parlare, sto fresco. Siamo noi che dobbiamo metterci alla ricerca di queste cose.
- Ci vuole la capacità di cercare Dio in se stessi. Il motto di S. Ignazio era "a maggior gloria di Dio".
- È grave che dal Parroco non si abbiano risposte, perché il Cristianesimo è la religione delle risposte. Vedo sempre che quando c'è qualcosa che non va con mia moglie, in ufficio, con gli altri, prima c'è qualcosa che non va con Dio. Mai come oggi c'è stata una crisi della coppia così grande, ma non è la crisi della coppia, è la crisi del singolo. Non siamo molto più responsabili dei pagani pre-cristiani.
Giovedì 04/04/1996 16:31
Vernazza
Prove dei canti
Medit dorme nell'angolo della chiesa accanto al fonte battesimale, dietro Don Remo.
Giovedì 04/04/1996 18:25
Vernazza
Don Emilio, Omelia
Don Emilio (Parroco di Vernazza)
Pasqua del Signore: la mangeremo in piedi, col bastone in mano per riprendere il cammino, perché siamo in cammino, pellegrinanti nel deserto verso la terra promessa. Siamo ancora in cammino, nella precarietà della nostra condizione umana, celebreremo la Pasqua con i nostri fratelli.
"Io ho ricevuto dal Signore quello che io vi ho trasmesso". Non abbiamo le mani vuote, possiamo solo trasmettere.
Il Signore Gesù è sempre tradito dai suoi, da noi, per quanto fedeli possiamo essere.
Nella notte in cui fu tradito, leggiamo sui Corinzi I, egli prese il pane e lo spezzò (significa condividere, comunione), e si congiunge a noi (con le sue mani, che sono solo uno strumento di quelle del Signore).
Soffermiamoci sul testo di Giovanni.
Sapendo Gesù che era giunta la sua ora, dopo avere avvisato i suoi, li amò fino alla fine.
Ed alla fine tutto fu compiuto, le scritture rispettate, eppure lui li amò fino alla fine.
Ed il primo manifestarsi di Gesù fu a Cana, dove egli si mostra come sposo dell'umanità.
Dopo, accettò l'invito a cena, e si guadagnò il titolo di colui che siede e mangia con i peccatori. Ma gli disse anche che era un povero. E a quella donna, cui andava molto perdonato perché aveva molto sofferto e molto amato. E da Zaccheo, chi sarebbe andato?
E l'ultima cena li volle tutti con sé, fino alla fine.
E l'Eucarestia è amore.
"Amatevi come io ho amato voi".
Gesù non impone un sacramento nuovo, ci dona un segno, affinché possiamo a nostra volta amare.
A volte è più difficile ricevere.
Anche se c'è più gioia a dare che a ricevere, ci vuole più umiltà a ricevere anziché donare.
E dobbiamo amare l'altro come Eucarestia, come incarnazione del Signore attraverso dei segni, perché vuole che accettiamo di vivere in comunità l'uno affianco all'altro.
Venerdì 05/04/1996 09:45
Scale di Soviore
Don Sandro, Lancio
Il Verbo, 2° persona di Dio, non si è incarnato per fare un giro turistico nell'umanità: non aveva bisogno di fare esperienze di questo genere per conoscere qualcosa di nuovo.
Ma si è incarnato soltanto per fare un recupero.
Il recupero cioè del trono di Dio.
E il piano di Dio fa di tutt'uno di realizzare qualcosa che alla fine fosse unito a lui.
Non riusciamo a concepire un creato che sia al di fuori di Dio e della sua realtà: che senso avrebbe che Dio costruisca le stelle e vi metta la vita e poi tutto finisca lì?
È pensabile che Dio si metta in opera per creare degli animali, qualcosa che si produce e si riproduce ed in cui la bellezza è qualcosa che gira in questa spirale?
Dio ha creato questo mondo ed ha posto un essere capace di accettare da Lui il dono di Lui stesso. E in questo essere, in noi, che potrebbe essere un uomo o una donna, fare emergere il mondo, le stelle e quanto ci circonda, tutto con una scintilla diversa. La capacità libera di accettare il bello, di volerlo, di diventarne attivamente partecipi. Ma non il bello qualsiasi, il bello di Dio.
E Dio non si vuole mettere solo in un dialogo personale con l'uomo, ma in un dialogo attraverso gli amici, la ragazza, attraverso gli altri a cui si dona a loro volta.
Tornando all'esempio, provate a pensare che Dio si propone attraverso un discorso a libera accettazione, non discendendo dal cielo come fece a Pietro e compagni in una data situazione, ma lo fa incontrandolo nelle altre persone, presentandosi ed offrendosi a noi a questo livello.
È per questo che quando maltrattiamo il nostro prossimo o non siamo corretti con lui, commettiamo peccato, perché attraverso lui o lei ci stava arrivando la proposta di amore di Dio, e quindi abbiamo snaturato questa proposta, ed abbiamo rifiutato loro e Dio, e quella parte di Dio che era in loro. Loro sono Dei. Ciascuno di noi in parte lo è.
E così facendo facciamo male anche gli affari nostri, perché ci neghiamo una vera identità.
Non neghiamo Dio, ma manchiamo di rispetto a noi stessi non riconoscendo che siamo Dio.
Ma se essere Dio fosse tutto questo lavorare ogni giorno, sarebbe ben poca cosa. Ma siamo un Dio per strada.
A volte uno si sposa e poi alla prima gravidanza la moglie cade vittima di un bambino causato dalla gravidanza stessa. È questo essere Dio? Se fosse questo, ci staremmo raccontando un sacco di frottole.
La nostra è una comunità in crescita, ed il Signore Gesù ci insegna che il seme che ha gettato darà frutto.
La festa della nostra divinità deve essere un passaggio continuo dal 23 marzo, in cui Maria dice di sì e una sua cellula diventa Dio, fino al Monte degli Ulivi, in cui questa divinità diventa completa.
Per un errore dei nostri progenitori Adamo ed Eva invece è stato un continuo recuperare.
Quanto sarebbe bello se noi potessimo crescere senza nessun problema. Ma se questo è il nostro destino, dobbiamo portarlo avanti, altrimenti quello che vi ho detto resterebbe una favoletta, un rito pagano.
Il Signore Gesù rappresenta la prima rappresentazione completa di questo Dio che propone e suscita ed ottiene dall'uomo l'accettazione di questo dono.
Perché anche il fatto di avere la sua natura, Dio è Dio e vive la sua infinitezza, è duro da accettare.
Il Signore Gesù è il primo e l'unico fin'ora che abbia detto un sì totale e costante al dono di Dio, tutti gli altri, anche i Santi, hanno detto i loro no. E passano la vita a dire sempre più sì.
Insomma, in tutto l'universo creato, che gli scienziati stanno scoprendo sempre più grande, Dio fa delle trasfusioni della sua carica infinita.
Ma non lo fa con prepotente invasione, obbligandoci a sopportare, è come se ci fosse una sorta di rubinetto.
E il piccolo peccatore dissipato Francesco Bernardone d'Assisi un giorno aprì tanto questo rubinetto da diventare quello che sappiamo.
Il primo elemento importante è credere possibile questo. Credere che non è una storiella, non è una favola.
Ci serve per scoprire una dimensione che se non ce l'avesse detto Lui sarebbe stato non solo impensabile, ma da pazzi, credere di poter avere la sua divinità.
Possiamo essere figli di Lui perché c'è un genitore che tramanda la propria vita. Noi siamo qui solo perché qualcuno ha deciso per noi.
Non ci saremmo neppure se decidessimo di scomparire, di suicidarci.
Ci sono da considerare questi due piccoli aspetti. Dio la vita ce la da, possiamo accettarla o suicidarci rifiutandola.
Ieri c'è stato presentato dal Parroco di Vernazza il discorso dell'Eucaristia: il Signore Gesù prende il pane e dice questo è il mio corpo, prendete e mangiate, e prende il vino e dice che era il suo sangue, per una nuova ed eterna alleanza.
Dio che si fa mangiare.
Ed in maniera fisica, ed attraverso una sostanza che si presenta in modo non spaventoso, non ripugnante, una sostanza che misticamente è quella sostanza, cioè il Corpo di Gesù, in cui è incarnato Dio stesso, cioè la sua seconda persona.
Avete mai pensato che discorso pazzesco? E se una cosa del genere abbia o no significato?
Il mangiare, così come lo realizzano anche le piante, è un meccanismo che ha una sua ragion d'essere. Cosa potrà significare mangiare Dio, il Dio era presente in quel pasto?
Se ha senso che un gatto mangi un topo, avrà senso anche questo.
Gesù altrimenti non ce l'avrebbe proposto.
E il senso, a ben vedere può essere uno solo: se il cibo incrementa, Dio entra in noi per incrementarci.
Ma c'è bisogno di Dio che entri in noi per darci forza? Per quello basta una bistecca, di vacca che non sia pazza.
Se Dio ha fatto questo in maniera così strana, lo ha fatto per farci crescere, per nutrirci, per darci le calorie da Dei. Non può avere altro che questo significato.
Ci pensiamo sempre, quando andiamo a fare la Comunione, che stiamo prendendo calorie da Dio per vivere Dio, per vivere la realtà di Dio?
Torniamo all'esempio della prima sera, che non voleva essere scioccante. Avete mai pensato che il vostro ragazzo è il Verbo incarnato. Ma ce la fa ad esserlo come lo era Gesù? Ce la fa e può continuare ad esserlo se trova questo nutrimento, se istante per istante quando ha bisogno di queste calorie per continuare a vivere da uomo e non da animale, le torna.
Il vostro ragazzo può essere Dio se mangia da Dio e ce la fa.
Siccome il Verbo non è né maschio né femmina, si è incarnato in lui/lei, in modo che anche il vostro rapporto reciproco, che cresce in una realtà che si chiama amore, è una forma di Dio.
Dio ha potuto incarnarsi solo in un maschio, crebbe ebreo, in quella cultura ed ambiente.
Ma Dio, che ha infinita fortezza, vuole e può incarnarsi anche nei vostri panni, come un giorno lo farà nel mondo dell'avvenire.
Dobbiamo far sì che abbia l'occasione di incarnarsi, e non dobbiamo sprecare l'occasione, perché abbiamo quelle possibilità e non altre.
Quando mangio l'ostia Dio dà l'occasione a me, col mio nome e con quello che sono, di diventare Dio.
Oggi dovrete camminare ancora parecchio.
Ma se ieri avete preso l'ostia a Vernazza, quel Dio ricevuto ieri sera è quello che vi permetterà di farcela. È quello che adesso, con giaccavento e poncho vi permette di sopravvivere.
L'ostia di ieri sera è scomparsa in bocca, ma è lì nelle vostre orecchie, nella vostra bocca, nella mano che in questo momento sostiene la penna. Anche Gesù che ieri c'era nell'ostia è lì che guarda e sta scrivendo.
Pensando in questo modo abbiamo di ché esaltarci e di ché essere tristi.
È adesso, riceviamo il pieno di benzina che potete mettere nel vostro motore, per correre bene o per fare le cose più brutte.
Venerdì 05/04/1996 15:39
Monterosso
Don Sandro, Omelia
Il Padre ha speso con Gesù una grossa moneta. Ce la spenderemo insieme quella grossa moneta?
Adesso pregheremo per una serie di motivi.
E poi quel corpo e quel sangue sono qui da ieri per la Comunione. La Comunione non è una candelina accesa, ma è quel corpo e quel sangue, che ci viene dato in bocca, da mangiare, da masticare come ogni altro boccone.
Gesù Verbo di Dio, ma Verbo di Dio morto, crocifisso. Il suo sangue versato perché noi abbiamo le nostre sofferenze, le nostre malattie, le nostre avversioni, le nostre paure, i nostri esami da superare, abbiamo qualcuno che ci tradisce, qualcuno che si dimentica di noi.
Abbiamo dei parenti antipatici, qualcuno che non ci piace.
Queste sono le metafore del sangue di Cristo.
E o il Verbo di Dio si incarna in noi o ci ha raccontato delle belle favole, come quelle di Giove e Marte. Perché se si incarna, i nostri mali, le nostre malattie, le nostre arteriosclerosi, i nostri esami, i nostri rapporti difficili con i genitori, saranno il primo di tre dei tre piani della prima, stupenda incarnazione.
Siamo stati a lungo a piedi, se volete alzarvi, questa è la preghiera universale.
Venerdì 05/04/1996 18:43
Soviore
Capitolo di Unità
- Abbiamo avuto momenti significativi di strada.
- Quest'anno d'inverno sono andato ad Assisi col noviziato, ed un Padre Francescano ci diceva quanto valeva la nostra vita. Si dice che la vita di un uomo o di una donna sia inestimabile, e lui ci ha detto che invece un prezzo c'è, ed è il sangue di Cristo. Ci pensavo stamani. Potrebbe essere che possa credere che ci sia del sangue nel vino, ma credo che il suo sangue abbia pagato il nostro prezzo.
- Per me Dio è come una tavola imbandita a festa. Peccato che un'esperienza come quella fatta oggi, cioè assaporare il pane, non capiti spesso, penso che ce ne dimenticheremo. Se imparassimo che questo è vero, ed avessimo una fede profonda, allora vorremmo questo pane ogni giorno.
- L'appetito viene mangiando. Mi è piaciuto: manducazione uguale assimilazione, ne consegue che noi assimiliamo l'ostia e diventiamo una cellula divina, quindi Dio assimila noi. Consiglierei la Comunione. C'è chi dice: non mi sento. Ma cosa deve sentire? Sei in peccato mortale? Cosa aspetti, Pasqua? Hai un taglio? Vai subito al pronto soccorso, alla Confessione. Cacciamo il diavolo con la preghiera. Basta allontanare di cinque minuti la tentazione, che il diavolo si arrabbia, perché gli ricorda la Croce.
- Gesù nella via crucis è caduto tre volte per farci capire che nella nostra vita cadiamo tutti.
- Ma come fai a sapere quali sono i tuoi limiti?
- È il direttore spirituale che te lo dice. Anche per la Messa, prima vengono i tuoi valori naturali, poi quelli di Dio. Io ho doveri, lavorare in casa, o fuori, o gli Scout, e sono doveri sovrannaturali. Io devo avere l'attenzione sul problema, ed essere sereno, e così raggiungo il massimo. Ed è questo che vuole Dio. Non riesco a fare tutta la Messa? Fanne un pezzo. Nemmeno un pezzo? Non è un problema. Nemo impossibilia tenutur. Se non riusciamo ad andare a Messa tre volte alla settimana, pazienza. Ma è un'occasione speciale.
- Questo è lodevole, me lo propongo anche io. Ma io posso dire che ammetto che qualcuno abbia seminato qualcosa. Un'esperienza di Clan fortissima mi ha fatto vivere questa cosa, mi ha seminato dei semi. Adesso vedo una durezza di cuore perché non c'è nessuno che semina. Mi guardo intorno e non c'è nessuno. Preti che ci ascoltano si fanno fatica a trovarsi. Io per principio ascolto qualsiasi prete. Ma ogni tanto la mente ha bisogno di essere incoraggiata.
- Siamo sempre più chiusi dentro stie, con persone che razzolano anziché volare. Dobbiamo essere intolleranti con noi stessi. Non dobbiamo avere scrupoli, perché gli scrupoli ce li mette il cornuto per eccellenza. Però in questi momenti squilla un campanello d'allarme. Stiamo attenti. Ricordiamo anche che chi più ha è tenuto a dare. Il servo che nega il talento nascondendolo, è chiamato maligno e infingardo, non tonto.
- E poi siamo molto bravi a costruirci degli alibi. Essere incoerenti può essere un alibi. Chi può essere più incoerente di Pietro che rinnega Cristo? Eppure è un messaggio di speranza fenomenale, per me.
Venerdì 05/04/1996 21:15
Sagrato di Soviore
Don Sandro, Lancio
Quando l'artigiano che ha fatto la Croce me l'ha mostrata, io la trovavo strana, poi mi ha fatto notare che in realtà il Cristo è un tutt'uno con la Croce, non si capisce se esca o entri.
L'unica variazione è data dai chiodi, che ha messo, che sono piccoli come puntine da disegno.
Adesso pensiamo ai classici chiodi.
Una volta si pensava a fare un tutt'uno: si prendevano dei tondini di ferro, e si martellavano fino a ché il tondino non diventava un tutt'uno con il legno. E la parte su cui si batteva diventava come un ribadino.
Se poteva essere discutibile l'idea spirituale della crocifissione, invece possiamo capire quella patibolare: era una condanna a soffrire finché la morte non interveniva: era l'arte raffinatissima di far patire, tant'è che quelli si chiamavano patiboli.
Uno si faccia soffrire fino a che non muoia. E questo era il deterrente di quelle condanne, perché si poteva stare attaccati un giorno o due giorni.
L'iniezione letale fatta nelle carceri è una questione discutibile, ma è una cosa, mentre questa è tutt'altro. Tanto che i cittadini romani erano esentati da questo.
I cittadini romani (lo stesso S. Paolo) erano giustiziati con un colpo di spada che tagliava il collo. Invece questi erano condannati a patire.
Innanzitutto non c'erano dissanguamenti. Dare il sangue per la cultura ebraica è dare l'essenza.
Gesù non è morto per dissanguamento.
Ma per una raffinata tecnica.
Prima di tutto i piedi dovevano reggere tutto il peso del corpo, ma non su una staffa, su un chiodo.
Quindi il crocefisso si lasciava cadere e si trovava in condizione da non poter respirare.
Aveva anche questi crampi di origine ulnaria che lo facevano sussultare.
Ed allora ci si appoggiava sui piedi.
Finché resisteva: era un continuo sussulto fra braccia e piedi.
L'uomo medio resisteva un giorno, uno forte anche due o tre, quindi dopo un po' li terminavano.
Dato che il giorno dopo era la Pasqua dei giudei, non sia mai detto che a Pasqua ci siano delle persone al patibolo! E quindi diamo il colpo di grazia.
Gesù era già morto, ed erano passate poche ore.
In sostanza, era durato poche ore, e Pilato si era stupito.
In Gesù si era determinato uno stress psicologico tale da determinare in lui un infarto. Tanto da anticipare di 24 ore la sua dipartita.
Guardate che Gesù non era un rachitico, che era il figlio di Dio incarnato, aveva sgambettato in lungo e in largo per la Palestina.
Eppure non riusciva a portare il suo pezzo di croce, tanto che hanno obbligato un certo Simone di Cirene ad aiutarlo.
C'è anche un aspetto clinico.
Quando il sangue è morto, i globuli rossi vanno a fondo, ed a galla resta un siero che sembra acqua.
Ed è quello che è schizzato fuori.
Capito che razza di faccenda per Gesù, per il Verbo di Dio incarnato, che non aveva motivo davanti al Padre di pagare.
È morto non a pagare per noi, ma a darci degli strumenti per pagare.
Rimessi in dignità da Lui, quello che ci ha dato dà vigore e dignità alle sofferenze che provocano gli esami che arrivano o le altre sofferenze. Che noi, gonfiandole un po', a volte chiamiamo croci.
Quest'oggi mi sono sentito un verme a Monterosso, perché in prima fila c'era una donna in carrozzina, che conosco ed è così da più di 20 anni, e noi parlavamo delle nostre depressioni.
Se tutte le croci umane fossero rivalutate e messe davanti alla croce di Cristo, non sapremo che forse capite quindi l'importanza dell'Eucarestia? È un mangiare e bere Cristo, ma Cristo non è una cosa astratta, Cristo è quello lì.
Quella storia che al momento nasce così e poi diventa un amore, da qualche parte avrà preso la sua materia.
Allo stesso modo noi ci mangiamo e ci beviamo il Cristo crocefisso, morto, sepolto, resuscitato, e quindi ci mangiamo con lui la sua crocefissione, la sua morte, la sua resurrezione.
Paolo dice tutto questo.
Ho anche sentito ieri: tante persone, su tutta la terra, sono Cristiani senza saperlo.
E esserlo senza saperlo non è così bello.
E le ragazze di Nazareth, se a una di loro fosse toccato quel giovanotto? Le sarebbe toccato il Verbo di Dio. Ma il Verbo di Dio poteva incarnarsi anche in una donna, ed è così, in tutti noi uomini e donne. Ma noi glielo lasciamo fare? Lui resta alla porta e bussa.
I teologi dicono che Lui entra dove trova la porta aperta.
Adesso in silenzio potete andare nel bosco a riflettere.
Tutti in silenzio, per non disturbarvi.
E guardate quel Verbo lì, quello del Crocefisso. Per favore, state zitti.
Questa sera state in silenzio.
Martina, la figlia di 4 anni di Medit, mi dice che la tecnica della crocifissione c'è nei compiti: la fa anche Alberto.
Sabato 06/04/1996 07:46
Sagrato di Soviore
Don Sandro, Lancio
Quest'oggi siamo nel sepolcro del Signore. Infatti gli Ebrei sabato non potevano seppellirlo, e l'hanno sepolto venerdì.
E Gesù ha osservato nel Sabato il giorno del riposo, e non ha turbato il Sabato ebraico sconvolgendolo con la resurrezione.
Ieri, primo giorno, è morto.
Oggi, secondo giorno, è nel sepolcro.
Domani, terzo giorno, al brillare della terza stella risorgerà.
Oggi siamo tutti nel sepolcro del Signore.
Oggi è un giorno di speranza e immaginate questo, di starvene nel disastro, nella sconfitta, accettare di essere distrutti dagli avvenimenti, dalle croci, dalle cose che non dipendono dalla nostra cattiva volontà, sicuri però che Dio risorgerà.
Cosa sarebbe di quei poveretti che si trovano impotenti per una vita a causa di una malattia, se non avessero la certezza che al di là di ogni evidenza il Signore tirerà fuori qualcosa di buono. Quando e dove?
Magari un giorno toccherà anche a me. Però dovremo aspettare e stare nella speranza.
Nella narrazione fatta c'è un aspetto interessante: dov'era oggi Gesù con la sua anima? Perché Gesù è morto quando l'anima si è staccata dal corpo.
A Gesù è stata risparmiata, per una dignità che il Padre non ha voluto scalfire, la decomposizione corporea.
La decomposizione chimica che avviene quando la vita non c'è più, per Gesù non è avvenuta, ma la sua anima si è staccata dal corpo, è andata al di là. In quell'altro elemento, vicinissimo o lontanissimo da noi, dove, senza essere ancora in Paradiso, che ci è precluso dal peccato, tutte le anime dei giusti attendono. Gesù li ha raggiunti, se li è presi e li ha portati via con lui.
Questo autore ignoto di questa omelia si immagina un incontro con Adamo. Una chiacchierata con Adamo, che in realtà è una chiacchierata con Lui.
Col salmo di adesso (dal potere delle tenebre libera, Signore la mia anima), rispondiamo alla necessità in cui ci troviamo oggi.
Sabato 06/04/1996 08:26
Ex Monastero di S. Lorenzo
Don Sandro
Vorrebbero tornare i monaci, ma non se ne farà nulla.
I monaci facevano la preghiera del mattino.
Questa chiesetta è dedicata a S. Lorenzo.
Là c'era una finestrella, ora murata.
Il giorno di S. Lorenzo, mentre al cantico di Zaccaria erano al punto del sole che sorge, il sole entrava da quella finestra.
Concludiamo la preghiera pensando che se Lo lasciamo fare, la nostra giornata può essere visitata da Lui come un sole che sorge.
Per noi è un giorno normale, ma pensate a un malato o ad un ergastolano, che razza di giornata sarà per loro. Pensate a quelli cui ieri è morta una persona cara.
Per concludere, presentiamo la nostra preghiera, cosa abbiamo da chiedere per noi, per i nostri cari. Proviamo a pregare un po' per gli altri. Per questi altri.
Sabato 06/04/1996 09:40
Scale di Soviore
Don Sandro, Lancio
La nostra vita è tutta un progresso nel diventare Dio o, se preferite, nel ricevere Dio in noi.
Cominciamo dal Battesimo. Non è un dato anagrafico. Quando uno nasce viene iscritto nei registri della comunità cristiana. Ma il Battesimo è un fatto fisico solo se c'è questo fatto fisico: l'immersione e l'emersione dall'acqua.
L'immersione nell'acqua è segno fisico di sepoltura.
Pensiamo al Battesimo come si svolgeva nei primi secoli cristiani.
Immaginate un fiume, il Giordano, il battezzando arriva accompagnato dal battezzatore. Uno si immerge totalmente, anche la testa, poi esce.
Non l'ha inventato Gesù Cristo, e neppure Giovanni Battista. Forse nemmeno gli Ebrei. Affonda le sue origini nell'antichità del Medio Oriente. È un gesto di rinnovamento, segno di una svolta: affoghiamo l'uomo vecchio, il fiume lo porta via, e ci resta l'uomo nuovo.
Quando arriva Giovanni Battista, dice proprio questo. Arriva il Messia, lasciate l'uomo vecchio: se non cambiate mentalità, il Messia non arriverà per voi, inutilmente. Morte al vecchio, morte alla vecchia esistenza, perché dentro di noi nasca una vita nuova, impalpabile, la presenza di Dio.
Lasciamo nel Giordano il vecchio, e facciamo in modo che in noi ci sia una vita nuova. Il Verbo Incarnato. Questo Verbo è il Cristo. Ma non ci saranno tanti cristi.
Noi diventiamo verbiformi o cristiformi. Il nostro spessore interno assume le qualità che il Padre genera in noi.
Se è vera la Trinità, che è il mistero fondamentale, noi non la capiremo mai. In questa Trinità, per uno che dà la vita c'è uno che la riceve: c'è un Padre che accetta totalmente e un Figlio che si dona totalmente.
Questo spesso si realizza in ciascuno di noi. Non in Paradiso, non nel tabernacolo. Nella realtà profonda di ciascuno di noi.
Pensate al tabernacolo. Quando mettete l'ostia nel tabernacolo, il marmo può essere stato per 2000 anni col tabernacolo, ma resta sempre marmo.
Quando consacriamo il tabernacolo o l'altare, potremmo dopo farne un lavandino o un water, che non cambia nulla.
Sasso era e sasso rimane. La consacrazione è utile per ricordarci che per noi significa qualcosa.
Dio si annida in quel qualcosa che ci fa uomo.
Ma l'essere che si annida in noi è qualcosa di dinamico, come noi siamo dinamici: nessuno di noi ha avuto un'idea una volta per tutte, nessuno di noi è musicista una volta per tutte, e così via. Ogni cosa cresce e si sviluppa secondo una logica di prima e di poi.
Dopo l'innesto del Battesimo, che ci sta a fare la Cresima?
Avete mai visto la pietà del Michelangelo? Pensate alla Pietà Rondanini di Milano o quella di Firenze.
La pietà ve la farò vedere in chiesa, è quella raffigurazione della deposizione con Cristo morto.
Le pietà di Milano e Firenze sono sbozzate, non finite, ma chi le vede ha l'impressione di vedere quella di S. Pietro a Roma, che è l'unica veramente completata.
Noi siamo come quelle pietà abbozzate.
Arriva la Cresima, e la Cresima è fatta per sbozzare i dettagli, come se l'olio entrasse in tutte le nostre fibre e desse ad ogni fibra un apporto di verbizzazione.
Con questa Eucarestia passiamo al momento in cui c'è un'assimilazione totale.
È come per il cibo: ci sono i momenti in cui il mangiare può essere assimilato o meno. Però quando si mangia c'è, quando non si mangia non c'è.
Ai bimbi della prima comunione ed ai novantenni dico questo: se mangi il pane cresci, se mangi il veleno muori. Nel primo caso sei più forte tu, nel secondo il veleno.
Se mangi Cristo, chi è più forte, sei tu che diventi Cristo o Cristo che diventa te? Dato che c'è assimilazione, Cristo è più forte, e lasciate fare a lui.
E con questo potrebbero finire i Sacramenti, ma Dio è migliore di Michelangelo.
È come se uno fosse senza cappotto e potrebbe prendere un raffreddore. Un raffreddore spirituale. Allora eccovi il sacramento della Penitenza o Confessione, visto la Pasqua dell'anno scorso.
E ci sono degli aspetti particolarmente importanti, in cui è talmente faticoso, impegnativo far incarnare il Verbo, come nella vita di coppia, legata ad una sessualità meravigliosa ma impegnativa. Ecco allora un Sacramento specifico per la nostra vita sessuale, ecco il matrimonio, che serve a far entrare Cristo in tutta la vita di coppia. In ciascuno di voi il matrimonio che verrà, ma che al buon Dio è già presente, sta già funzionando adesso ed è in atto adesso. Anche se adesso vi state conoscendo con qualcuno o qualcuna in fase provvisoria, questo aspetto adesso è particolarmente impegnativo, e quindi il buon Dio avrà inventato un sistema per incarnarvisi.
Allo stesso modo fare il prete non è detto che non sia un settore o un ambito meno interessante del matrimonio, e quindi c'è un Sacramento anche per questo. Mentre vi parlo, Dio è con me, ed attraverso di me vi sta parlando. Senza annullare la mia persona.
Poi c'è il momento della crocifissione: nel momento della malattia grave, dell'infermità o della morte, c'è il Sacramento detto unzione degli infermi, in cui c'è la possibilità di fare questa assimilazione.
L'assimilazione fa sì che il Verbo di Dio non sia solo nel tabernacolo o in quell'uomo, Gesù. Quell'uomo ci fu perché noi potessimo assumere Lui.
Dio non aveva bisogno di incarnarsi, non voleva fare un giro turistico. Ha trovato il taxi Cristo per farlo arrivare sulla terra. Duemila anni fa, ed ha lasciato dei Sacramenti che permettessero di portarlo a noi.
Il vero motivo è che Lui vuole entrare in noi.
E poi sta a noi riceverlo.
Tenendo presente che non è mai irrimediabilmente tardi. Lo è solo se se ne ci si accorge ma lo si trascura. O se lo facciamo incarnare in parte di noi ma non in tutti noi.
E Lui è sempre lì ad offrirci l'Eucarestia tutte le volte che potremmo andare avanti ma abbiamo bisogno del suo aiuto.
La Chiesa da anni è un periodico luogo di rifornimento. Più o meno una volta alla settimana, il giorno in cui il Signore è risorto. Ma che non è impossibile fare di più. O se impediti di meno.
La Comunione non è fare una preghiera, non è fare omaggio al Signore, è andare a mangiare, a fare il pieno.
Certo è impegnativa, bisogna esserne degni, cioè impegnati a fare la nostra strada.
Se io lo voglio, eccomi qui: Signore, riempimi, 'benzinami', così potrò andare sulla tua strada.
I Santi del Paradiso la Comunione non la fanno più, non ne hanno bisogno. In Paradiso messe non se ne cantano più, non ce n'è bisogno, quello che dovevano raggiungere lo hanno raggiunto.
È per noi che serve la Messa.
Ci fu un'eresia serpeggiante nella Chiesa che teneva i Cristiani lontani dalla Comunione.
Se ricordate, a Cafarnao Gesù annuncia l'Eucarestia: dopo i pani e i pesci dice che ha altro cibo da dare. Ma deve averlo detto in modo così convincente, che devono aver creduto che volesse dire la Sua carne. E gli Ebrei, orripilati all'idea di questo cannibalismo, cominciarono ad andarsene.
E Gesù non dice di fermarsi, anzi, rincara la dose, e chiede agli Apostoli cosa fanno. Pietro che come al solito dice quello che pensa, dice che loro non hanno capito niente, ma si fidano di Lui.
Se siamo legati ad altri destini, mangiare il Suo vuol dire legarsi a Lui.
Accettare Lui significa accettare tutto.
I Cristiani per secoli sono stati indecisi se farla o non farla, la Comunione: la portavano in processione e poi dicevano che non ne erano degni.
Questo in seguito è stato detto l'Eresia Giansemita. Purificazioni, preparazioni, non essere degni, ansietà di non esserne degni.
Se avete qualche domanda da chiarire meglio, alzate la mano e parlate forte.
Magari i capi unità hanno qualche cosa raccolta da chiarire.
D. Vorrei specificassi peccato veniale, mortale, necessità di Confessione prima della Comunione.
Prendiamo tutto nell'ottica di prima. Noi diventiamo nel Verbo Gesù con Gesù.
Nasce, cresce, si ammala, diminuisce, riprende come tutte le cose della nostra vita.
Negli aspetti negativi può anche morire, ma per causa nostra, non è Dio che smette di donarsi a noi: Dio non ci vuole fare figli contro la nostra voglia. Se noi non lo lasciamo entrare, non può entrare.
Preferire qualcosa a Lui, è peccato, ma preferire qualcosa di incompatibile con Lui è peccato mortale.
Certi comportamenti sappiamo che sono incompatibili con Lui, se li accettiamo, scacciamo Lui.
Prima di assimilarlo di nuovo dobbiamo ristabilirci.
E ci ha dato il mezzo per farlo, di fronte alla Comunità Cristiana.
Sarebbe assurdo voler assimilare il Verbo se prima non ci liberiamo dalla logica che ci ha allontanati da Lui, cioè il peccato mortale.
Peccato veniale. Il Signore non ci sta volentieri con certe nostre pigrizie, con certe nostre carenze. Ma non è una malattia da morti. Ci sta dentro e ci lotta. Le cose incompatibili sono elencate dai Comandamenti, altre sono delle provocazioni, ma non hanno quella caratteristica. Anzi, il Signore nell'Eucarestia se siamo non morti è una medicina.
D. Volontà, coscienza.
Eh, siccome non siamo sciocchi, quando vogliamo lo sappiamo.
D. Perché il Battesimo a bambini non consapevoli?
Il motivo è proprio nella premessa, nell'incarnazione del Verbo.
Il discorso del Battesimo ai bambini si può estendere anche a quello degli impediti di intelletto.
Eh, e perché? Il Verbo non vuole incarnarsi anche in loro?
Il Verbo da quelli che vogliono essere accolti con un atto positivo vuole essere accolto, da quelli che non possono, si esprimerà con una volontà positiva. Perché il Verbo non dovrebbe farsi incarnare in un bimbo, aspettando che lui capisca. E quando capirà? Siamo sicuri che anche noi abbiamo capito?
Non è sensato battezzare chi si sa già che non sarà educato a capire il Verbo. Non è saggio. Ma quando abbiamo la garanzia che al bimbo potrà essere spiegato come capire il Verbo, allora sì.
Questo bimbo deve poter crescere per essere un giorno consapevole della ricchezza che gli è stata data.
Certo questo porta alla Comunità Cristiana un bel peso.
È lì che ci si impegna con questi bimbi.
Domani mattina in questa chiesa una bimba riceverà la prima Comunione.
Le ho fatto il catechismo io, con gli stessi concetti che faccio a voi adesso. E poi le ho chiesto: quando ti mangi Gesù che succede? E lei ha fatto il gesto con la mano di Gesù che entrava nel petto: "vuol dire che Gesù... che Gesù...".
Ha capito perfettamente.
Vorrei vedere i Professori universitari cosa mi risponderebbero.
Sabato 06/04/1996 14:36
Manarola
Parroco di Manarola
Parroco di Manarola
Benvenuti! Avete fatto indigestione di parroci in questi giorni...
Questa chiesa è del 1300, in stile romanico-gotico, c'è un periodo di passaggio come in tutte le chiese della zona.
Altra cosa importante è questo polittico della fine del 1400. È di scuola senese, c'erano rapporti fra Genova e Siena.
Il trittico che vedete invece non è di Manarola ma del Santuario di Volastra, che è l'equivalente di Soviore, ed era dedicato a S. Lorenzo.
Tutto qui.
Il paese di Manarola è tutto costruito su un canalone. La strada asfaltata che avete percorso copre il canalone. Salendo, nella maggior parte le case sono sulla sinistra, perché alla destra batteva il sole, utile alle coltivazioni.
Per Manarola la cultura è soprattutto contadina.
Il mare qui è un delitto.
Non è il mare di Rimini, è più serio, c'è sempre qualche persona che ci rimane in questo mare.
La cultura della nostra gente non è marinara: non ci sono pescatori professionisti a Manarola. Ce n'è uno a Vernazza e qualcuno a Monterosso.
Contadini sì, ma part-time, dai 60 anni in su. La natura riprende il posto che era stato faticosamente conquistato dai contadini.
Sabato 06/04/1996 14:43
Chiesa di Manarola
Capitolo Generale
- Mi ha colpito una frase di Don Sandro, che diceva che dovevamo fare il passo più lungo della gamba. Però secondo me ci siamo riusciti, perché l'abbiamo fatto anche più lungo, ed alla fine non ci siamo arresi, nonostante le difficoltà, e ce l'abbiamo fatta.
- Pensare che la persona che mi sta di fronte ha qualcosa di divino, è una cosa che sconvolge. Spero di poter riportare a casa qualcosa.
- Anche se ho fatto tante Route non ho mai trovato tante cose come qui. C'è una luce in noi, e vorrei tanto che la facessimo accendere.
- Mi ha colpito il fatto che Don Sandro ha detto che Dio fa da by-pass. Quando avevo lo zaino sulle spalle ed ero stanchissima, penso che sono stata aiutata.
- Bella esperienza, positiva. Mi sono trovato benissimo con i miei compagni del noviziato mattone, ed abbiamo preparato una preghiera che ora vi leggo: "Signore, sappiamo che 12 mattoni sono pochi, ma se la Tua presenza fa crescere, allora ci riusciremo".
- Primo Soviore, stupendo. Mi ha sconvolto il fatto di pensare che chi mi è di fianco sia il Verbo incarnato, ma che anche io sono il Verbo incarnato quindi sono qualcosa di altissimo.
- Sono molto emozionata. Questa è la mia prima esperienza da Scout, molto importante, mi ha fatto crescere anche dal punto di vista spirituale. È stato bello vedere che Dio viene verso di noi, ed è stato bellissimo sentirsi amati.
- Non sono una Scolta, mi hanno parlato di Soviore, e sono venuta per vedere qual'è la ricchezza spirituale degli Scout. Sapevo che sarebbe stata dura, ma non che fosse massacrante. Non avevo mai camminato così tanto e con lo zaino, e quindi ero arrabbiata con la vostra associazione e con tutto. Non avevo mai pensato di vedere il mio ragazzo sotto questo punto di vista, ma ora ci farò più attenzione. Normalmente non ci si pensa. Grazie a tutti.
- Abbiamo fatto fatica, con sofferenze e privazioni, ma possiamo dare a questo un significato molto importante: noi siamo un campo, il seme è il Verbo incarnato, la fatica è il fertilizzante.
- Primo Soviore, difficile, duro. Poi per fortuna c'è stata la Messa, e sono cambiate parecchie cose.
- Questi giorni, soprattutto rispetto al tema proposto, mi hanno fatto riflettere su un aspetto fondamentale dello Stile Scout. Quello che abbiamo visto è la chiave di volta del Servizio Scout. Se Dio non si incarna in noi, non possiamo fare servizio, altrimenti sarebbe volontariato.
- Primo Soviore, all'inizio era stancante. Ieri ci siamo perse nei rovi durante il tragitto, ma non abbiamo perso la serenità. Dopo abbiamo digiunato e scritto una preghiera.
- Sul cammino ho visto le strisce bianche e rosse del sentiero. Bianco ho pensato è la preghiera, e rosso il sacrificio. E pregando ce l'ho fatta.
- Percorso massacrante, che non ha lasciato troppi spazi ad un cammino di comunità nell'unità di formazione. Il problema è che quando cominciavo ad intuire la nostra potenzialità di rapporto, è già l'ora di andarsene. Chissà che un'attività di taglio mariano nell'ambito di Soviore non possa essere significativa.
- La camminata che ho fatto mi ha fatto capire molte cose. Quando arriva Gesù una persona se lo trova o no, se ha fede o no. E poi basta.
- Volevo dire che non sono riuscito a sfruttare in pieno la potenzialità di Soviore. Un po' perché non sono riuscito a capire tutte queste cose importanti, ed è colpa mia perché non penso mai molto a questo. Ho capito bene solo il discorso di Don Sandro sulla morte di Gesù, dal punto di vista medico.
- Si è parlato di Eucarestia. L'Eucarestia è Cristo. Cristo cos'è? È amore. Spesso viene paragonato al fuoco. È un aspetto che va evidenziato. L'Italia può cambiare, se siamo noi a farlo.
- Prima di tutto mi sono confessato. Io ho sempre cercato Dio nel mio prossimo, l'ho sempre preso un po' alla lontana. Ho preso Soviore come un esercizio spirituale: tra un mesetto mi sposo (35 giorni).
- Mi piacerebbe una famiglia santa, cristiana. Anche la mia ragazza è Scout, i presupposti sono buoni, ma l'unico modo per capire è andare avanti. In Compagnia di S. Giorgio mi sono trovato non bene, ma benissimo. Mi è mancata la Chiesa di Soviore, ormai questa è la decima route che faccio. Spero di riuscire a venire l'anno prossimo.
- 'Buon giorno' 'Buona Pasqua', ha sottolineato la nostra giornata nella Route. La Compagnia di S. Giorgio l'ha proprio sentito, lo faceva con tutti. La mia paura è che col passare del tempo si sia meno disposti a dirlo, perché ci si trova bene insieme. Dobbiamo stare attenti perché la comunità deve essere aperta agli altri. Altrimenti si rischia che questo Cristo si tenga per noi.
- Comunità - Strada. Sono stato contento di fare tanta strada. Quando ascoltavo le scolte che avevano faticato, mi sono detto che non ci avevo pensato: ho fatto fatica, ma non ho mai pensato di non farcela. Non ho più avuto questa paura. Non perché sono più bravo, ho fatto tanta strada e constato su di me un cammino. Credo davvero che la strada ci sia maestra di vita. Mi auguro tanto che questi Clan e Noviziati possano vivere la strada in questo modo: con concretezza, per poter vivere questo rapporto col Signore, fare esperienza. Fare strada in modo concreto, reale, vivo, incontrando davvero il Signore.
- Dio si manifesta nell'altro. Nella misura in cui uno lo mangia. Ma se mi innamoro di un ateo? Il mio Fuoco ha detto che sarebbe uno che ha chiuso la porta a Dio. Ma una persona che vive e non si suicida, accetta Dio, perché Dio è vita. Bisogna scavare in queste persone e tirare fuori Dio. Ho tratto le mie conclusioni, e penso che quando tornerò a casa dai miei amici, che mi hanno detto che ero matta a fare questa faticata, sarà bello raccontare a loro questa esperienza. Le mie parole sono ispirate a Dio, e la mia testimonianza può essere il Dio che in me che racconta e va a toccare il Dio che è nell'altro.
- Abbiamo bisogno di alberi, di uccelli che cantino in volo, di cani che guardino il gregge, di pesci che solchin le acque, di spose che crescano i figli, di uomini forti e fedeli, che lodino insieme il Signor.
- La prima sera Don Sandro lancia questa novità: Cristo incarnato nei nonni e nelle nonne. Al di là della metafora Cristo vuole e si può incarnare in ogni persona. Guardate le piantine qui (il frumento nella Chiesa), cresciute senza luce sono pallide, smorte. Noi dobbiamo dare energia al nostro seme. L'"enervit" è l'Eucarestia. Non so se è esatto. Teologicamente penso di no. Cristo è in noi. Noi ne mettiamo un pezzetto ad ogni Comunione. Quindi cresce dentro di noi. Allora noi abbiamo questo potente strumento, che va utilizzato senza falsi timori, senza autocensure. Noi dobbiamo renderci partecipi della Croce. E lo facciamo nel servizio. Che non è del volontariato. Il nostro servizio è la Croce. Ho poi altre riflessioni, che esulano un po' dal tema. Quest'anno la Route di Soviore è stata particolare. Dio avrà voluto celebrare questo ventesimo anniversario rendendola più frenetica. Girando da Parrocchie eccetera. Cose che ho gradito parecchio. Sarebbe bello ripetere una cosa del genere: in 20 anni ci hanno visto passare sui sentieri, ma non nelle Parrocchie. Per questo Soviore è stata un po' più dura degli altri anni: la marcia notturna forzata, eccetera. È comunque stata un'esperienza forte di strada, e strada non vuol dire fare solo fatica, perché la strada è un'esperienza di spiritualità immensa. Portare due zaini è stata una fatica. Ognuno di noi ha voluto fare il passo più lungo della gamba, ognuno di noi ha sofferto a suo modo. Questo il Signore lo fa. Perché mi ha dato tanto, mi ha caricato? Soviore non è altro che esperienza di Scautismo assolutamente scarica da altri aspetti. Sarà presuntuoso, ma il Roverismo e lo Scautismo autentici si vivono a Soviore. Non sto dicendo che altrove non si vive, ma che qui è ridotto all'osso, alle cose essenziali. Alla Compagnia di S. Giorgio, ho privilegiato la strada, perché era l'esperienza importante. Don Sandro fece un confronto fra i Monaci e i Rover.
- È bello vedere che lo scautismo è sempre lo stesso. Don Sandro ha illuminato le piccole stanzette buie del mio rapporto con Dio.
- Una persona mi raccontava che in india un signore l'aveva salutato dicendo che salutava la fiammella di Dio che era in lui. E dico: ci vogliono gli indiani per dircelo. Attenzione, abbiamo un cuore solo, non possiamo avere mille cuori per mille cose diverse. Con lo stesso cuore con cui amiamo la gente, una ragazza, un amico, dobbiamo amare Dio. Attenzione agli scrupoli. Non sono una cosa buona, sono messi da quello che è il cornuto per eccellenza.
- Ogni volta che mi cresceva il piede mi trovavo in Route. Mi riempivo di vesciche, stringevo i denti e alla fine della Route correvo - anzi, camminavo - a prendere un altro paio di scarpe. Questo per i piedi esterni. Per gli altri piedi, quelli più importanti, quelli del cammino di fede, sentivo qualcosa di strano. È stato lampante in questi giorni: le scarpe che dedicavo al Signore erano troppo piccole per Lui, e faticava ad essere accolto in pieno. Adesso devo solo trovare un buon ciabattino, così mi passeranno le vesciche che ho nell'anima. Altre due cose: prima, dovete sgridare Don Sandro, ci ha condannati tutti all'incarnazione? È una terribile prigione: se gli vogliamo bene non possiamo fare più sciocchezze! Seconda, il Signore era allegro. Un sorriso del Capo Campo non guasta.
- Vorrei scaldare gli animi, che mi sembrano freddi... Parliamo di Soviore come preghiera, esercizi spirituali. Vogliamo mettere da parte la nostra esperienza Scout. Qui a Soviore si vive una fetta non indifferente dello Scautismo italiano. Ci sono persone che non ci sono più, altre che sono nuove. Quello che portiamo a casa è che siamo fratelli in associazioni diverse. È stato così quando sono venuto al primo Soviore. È così anche oggi. Nelle prime Route di Soviore c'erano momenti in cui le unità di formazione si incrociavano per strada. Bastava che qualche capo allungasse il passo che tutti scattavano. Ho provato ad allungare il passo e mi sono trovato due capi della Compagnia di S. Giorgio (che detiene tutti i primati). Poi la parte di noi, e segue due Capi e una Scolta di Morbegno, che ho dovuto far parlare per non farla arrivare prima di me. E i Rover e i Capi? Dove sono?
- Non è vero che la Compagnia di S. Giorgio ha il primato, ma il Noviziato mattone è arrivato sempre primo. Anche a cucinare. Basta così. Vi ho umiliati.
- Quello di prima ha parlato troppo. Certa gente butta le parole per la strada. Molti hanno parlato delle parole di Don Sandro. Ma non mi hanno detto molto. Perché sono parole difficili. E le parole difficili sono come i libri difficili. E uno con il libro difficile inizia, legge una pagina, poi lo molla. Poi lo riprende, e così via. È un continuo andare avanti, ma non si sa, è possibile che andando avanti arrivi qualcosa e qualcuno si svegli. Non che ci sia qualcuno di addormentato.
- Il cammino è stato difficile ma ce l'abbiamo fatta. Parlando, le ragazze hanno detto che facendo fatica perdiamo le calorie. Ma poi qualcuna ha detto che ci vogliono incicciare di calorie di Gesù. Bisogna essere testimoni delle scoperte che abbiamo fatto. Bisogna tenere aperto il rubinetto e sentire questa ciccia di Gesù.
Carlino (senza barba)
Non si dovrebbe ringraziare né niente del genere. Stavo scrivendo una lettera ai miei amici Scout, perché non volevo venire ma volevo dedicarmi alla mia Parrocchia. "Cari amici Scout, chiedo scusa al Signore, a Don Sandro e a voi per non essere venuto. Mi sono dedicato alla nuova Parrocchia. Volevo passare la Pasqua con loro. Pensavo ogni anno di lasciare il posto a qualcun'altro, ed ogni volta il Signore mi diceva di andare a Soviore." Scrivendo questa lettera avevo il magone, poi, alle undici e trenta ho ricevuto una telefonata che mi chiedeva se ero pronto a venire a Soviore. Ho detto di no, ma poi sono venuto. Ho cambiato il finale alla lettera: "Sono e sarò sempre con voi." Il 23 marzo ho compiuto 50 anni, ma non mi sento vecchio, anzi. A volte mi sento ancora un ragazzino. C'è una canzone che dice 'se non diventerete come bambini non entrerete mai'. Non voglio dilungarmi, perché lo spazio qui è vostro e non mio, siete voi giovani il futuro delle Route, dalle vostre parti e qui a Soviore.
- Finita la Route trovo tutto rivoltato, ma sono contento di avere fatto cinque Route, di avere fatto fatica, di avere avuto momenti di stanchezza.
- Mercoledì mentre ero a casa, stavo facendo lo zaino, ho scritto un biglietto a un mio amico che mi chiedeva come facevo ad essere Scout e se nello scautismo non mi privavo della mia libertà. Ho trovato una cartolina scout dove c'era scritto che la libertà è prendere uno zaino e camminare. Lo credevo prima e lo credo anche adesso. Ma senza fatica non si può. Quando cammino, a volte brontolo, ma sono troppo contenta. vi leggo una preghiera di riflessione che ho scritto ieri sera.
- Volevo rispondere a chi ha detto che chi non ama la strada, non ama lo scautismo. Chi ha detto che la strada era troppa era perché ha tolto parti a Comunità e Servizio. Che per me sono importanti. Altri hanno detto che lo scautismo non è religione. Invece B.-P. dice che si basa sulla religione. Io amo lo scautismo perché porta a Dio, e lo voglio usare come scala per portarmi a Lui.
Don Sandro
Pare che il capitolo si sia esaurito, ed anche l'amplificatore sta facendo le bizze.
Vedo di ribattere un po' come conclusione, sottolineando un po' qualcosa di quanto detto e non risponderò né a tutti né a nessuno.
Il mio intendimento in questa Route è di dare un certo bagaglio da portare via e da recuperare nel tempo. E quest'anno ho tentato una cosa importante, per andare al nocciolo della nostra realtà cristiana. Della nostra realtà.
Dio ha voluto incarnarsi nella nostra realtà solo perché in noi uomini voleva trovare uno sbocco di incarnazione: l'incarnazione sua per la nostra, non la nostra per la sua.
L'incarnazione sua per la nostra, non la nostra per la sua.
L'universo esiste perché Lui di fatto, cercando uno sbocco a se stesso ha voluto trovarlo in noi.
Ma non noi astratto, io Don Sandro, tu, Mauro, Laura.
E ha voluto correre il rischio di fallire questo piano. Dio se questo rischia di fallire, questo piano, perché certo non pensava di incarnarsi così poco in Bosnia, a Sarajevo, nei cadaveri galleggianti nel Ruanda.
In me che ho la fortuna di saperlo, per me tutto questo ha un dono, si delimita e si precisa in quella che è la mia chiamata, cioè il progetto mio personale, che a 62 anni mi posso dire di non conoscere ancora abbastanza. Ma non ho ancora del tutto accettato.
Come quando a 15 anni sono entrato in seminario, non sapevo come e dove volesse incarnarsi in me.
Credo che per ciascuno di noi come per me sia ormai ben chiaro che Lui ormai ci sta cercando.
Sta cercando l'uscio a cui bussare, e che vi è spesso scomodo aprire.
In quel suo piano così pazzo se lo racconto a un pagano, ad uno che non lo conosce perché non ha sentito di questo piano così pazzo di un Dio che crea l'universo per potersi incarnare in quei piccoli corpuscoli che sono l'uomo, e continua.
Ho cominciato a darmi vinto, a 15 anni, ho cominciato.
Chi mi conosce più da vicino, e qui da noi ce ne sono molti, ha intuito come continuo a lottare per tenerlo fuori da alcuni aspetti della mia vita, anche se quel giorno, ed era il 7 ottobre 1949, ho capito che non posso tenerlo fuori.
È per questo che non riesco a giudicare quando qualcuno di voi viene a cercarmi come Sacerdote o come confessore e mi chiede di esprimermi sulle sue porte chiuse e sulle sue infedeltà.
È ridicolo il passo più lungo della gamba che è nel nostro programma: a noi uomini è richiesto un passo da Dio.
C'è una gamba sufficiente per camminare da Dio? Penso di sì, perché se Dio ci ha creato e ci propone questo cammino è per camminare così.
Non ci rimane che continuare in questa prospettiva: tra i sentieri delle 5 terre, tra i cavi delle vostre scapole, tra i programmi di studi, nell'amore con la propria morosa, un passo pazzo al di là del possibile, al di là della nostra misura. Il passo da fare è di qualità. E non rimane altrimenti.
Sarebbe bello uscire da questa Route essendo persuasi che non è un modo di dire, è rigorosamente vero e concreto e fuor di metafora che il DNA che portiamo ha un cognome: il nostro cognome è il cognome del Verbo, il cognome santissimo di Dio, che ai nostri giudei faceva paura addirittura ripetere.
Quella è la nostra razza, ma è una razza da raggiungere, da realizzare, nella quale evolverci.
La portiamo nei sassi di Soviore, negli esami di dare, nelle caviglie, nei figli che vi sono venuti incontro nella vita, nell'amico, nell'amica, nel moroso, nella morosa.
Lì è il DNA col cognome santissimo di Dio. È importante che i suoi geni non siano più recessivi, ma possano dominare, in modo che i nostri occhi possano cambiare colore, per diventare riconoscibili anche dagli altri.
Se Pasqua è passaggio ed è proprio attraverso il collo stretto di una bottiglia di morte, per l'eternità.
Non vorrei essere retorico, ma sorelline mie, fratelli Rover, proviamo a darci l'appuntamento al collo stretto della bottiglia.
Lasciamoci in questa retorica sbronzare da quelle idee, da un vino così forte, da quello che abbiamo cercato di mettere in giro.
Lasciamoci donare.
Andrea, Capo Campo.
Come tradizione, termino il capitolo.
La mia esperienza personale di quest'anno a Soviore è stata di nuovo arricchente e particolare: ogni anno il Signore trova il modo di fregarmi.
A me piace molto lo scautismo, la vita all'aria aperta, la fatica, lo strada.
In quest'ultimo anno ho avuto poca occasione di fare Scautismo, per lo studio ed altri fattori, ed allora vengo a Soviore.
Quest'anno il Signore mi ha affidato il compito di Capo Campo.
Un po' difficile perché sono una persona a cui non piace esprimersi, e mi piace vivere con calma le cose con il mio gruppettino.
La mia fatica è stata quindi spirituale, interiore.
Volevo fare fatica fisica, e invece ho dovuto fare fatica intellettuale.
Anche oggi ho fatto fatica a stare seduto ad ascoltarvi.
Ogni anno vengo a Soviore per cercare una parola che sintetizza questo cammino. Quest'anno ho fatto più fatica ma l'ho trovata. Una piccola vanità personale.
Quest'anno è "assimilare".
Come Capo Campo vorrei dire qualche parola di bilancio sulla Route.
Nello Scautismo un vero bilancio si può fare solo dopo 10-20 anni, perché si vede quello che fa una persona. I veri frutti completi di questa Route li prenderemo dopo questo termine.
Porteremo a casa questo seme sperando che doni frutto.
Ci sono molti motivi di soddisfazione e tante cose a cui pensare.
Concludo con una frase: "se solo sapeste quanto ci hanno parlato i vostri visi in questi giorni".
Sabato 06/04/1996 19:07
Manarola
Don Sandro
Poco fa sono stato insultato dai vigili come non mi era mai successo.
"Questi schiamazzi per i quali non la multo, li faccia a Soviore, non qui.".
Quindi andate in Chiesa per favore e dopo, fate silenzio.
Eravamo sparpagliati a preparare la cena per le stradine e la piazza intorno alla chiesa di Manarola, evidentemente avevamo fatto un po' rumore...
Sabato 06/04/1996 23:32
Chiesa di Manarola
Don Sandro, Omelia Pasquale
Kristòs Anèsti! Cristo è risorto!
Alithòs Anèsti! È risorto davvero!
L'anno scorso un gruppo fu lasciato partire dal loro Assistente pensando che andassero in una tana di matti. Andò a prenderli alla stazione. Quando scesero, si misero intorno a lui e gli gridarono in coro "Cristo è risorto!". E d'istinto rispose: "è risorto davvero!". E i ragazzi dissero: "lo sa anche lui!".
Il mio augurio pasquale è per tutti, per il parroco, per gli amici di Manarola che ci ospitano.
Alla fine ci scambieremo degli auguri composti. C'è un paese intorno.
Però andremo nell'oratorio a bere insieme un piccolo bicchiere di cioccolata con la preghiera pasquale.
Poi c'è qualcosa per i vostri Vescovi: un cesto di uova. Beninteso, non di cioccolato, con tutto rispetto con gli amici svizzeri, ma uova vere che le monache hanno pitturato per voi, secondo un'antichissima tradizione soprattutto orientale.
Quando i cristiani non potevano fare le cerimonie, si prendevano la rivincita facendo il più lungo giro possibile per andare ala Chiesa, portando delle uova.
Perché l'uovo sembra morto, ma in realtà contiene la vita.
Come il Cristo, che al terzo giorno è resuscitato. Non ha avuto nemmeno bisogno di spaccare il guscio.
Alle stesse persone che ricorderanno i loro Vescovi qui ad alta voce per tutti, sarà consegnato un uovo. Anche il Vescovo di Roma aspetta all'udienza generale l'uovo della nostra Pasqua, delle Cinque Terre.
E poi un uovo per noi, naturalmente, per noi tutti, parrocchiani di Manarola, turisti e forestieri, per voi ragazzi.
Ne abbiamo fatto qualcuno di più: chi vuole e non ha qui il suo moroso o la sua morosa, lo vada a portare a quel moroso o a quella morosa che attraverso quell'uovo vada a scoprire che c'è il Cristo che si incarna, che possa scoprire in noi il Cristo incarnato. E se ce n'è uno ancora, uno per le vostre famiglie.
E poi provate a sbalordire la vostra mamma, dicendo in greco le due parole 'Kristòs Anèsti', Buona Pasqua, anzi, di più, Cristo è risorto, e se uno di loro è malato, a maggior ragione diteglielo: Kristòs Anèsti.
Quel Verbo riprende, risorgendo, a reincarnarsi in noi tutti i giorni, e non lo avrebbe fatto neppure la prima volta se non avesse avuto la certezza di trovare accoglienza in noi.
Così avrà senso quando l'amico del Roma 25 farà la sua promessa in mezzo a noi, e quando rinnoveremo la nostra promessa battesimale, lo faremo con il nostro canto della Promessa, soprattutto con la quarta strofa: Apostolo io sono.
Domenica 07/04/1996 00:31
Chiesa di Manarola
Parroco di Manarola
Parroco di Manarola
Grazie a tutti, Don Sandro, Don Remo, comunità di Rover/Scolte di Soviore.
Uscendo portate quel Kristòs Anèsti alle vostre comunità.
Anche voi, comunità parrocchiale, andate nei paesi a gridarlo!
Non avremo per anni una folla così a Pasqua! Don Sandro è un ciclone, viene una volta e poi ci seppellisce.
Lo dico per non spaventare i fedeli, che altrimenti non tornano più...
Uscendo, guardate quelle luci sul monte, sono un segno di fede ed un richiamo alla festa, al: Cristo è risorto! Kristòs Anèsti!
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